Il Consiglio regionale approva all’unanimità la proposta referendaria che verte sullo Sblocca Italia e il Decreto Sviluppo. I 42 consiglieri presenti, aldilà delle enunciazioni di principio, hanno avallato il testo già presentato dal Coordinamento Nazionale No Triv e accolto in ben nove Regioni. La Campania si somma così a Basilicata, Puglia, Marche, Molise, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria e Liguria investendo l’Ufficio Centrale della Corte di Cassazione dell’onere di valutare la regolarità delle istanze referendarie. Per il deposito in Cassazione il Consiglio regionale delega formalmente i consiglieri Maria Antonietta Ciaramella (Pd) e Francesco Saverio Borrelli (Verdi- Davvero). Ben prima dell’inizio dei lavori, tuttavia, una ristretta schiera dei componenti del Coordinamento Irpino No Triv capitanati dal loro leader Roberto De Filippis, con l’ausilio dell’ex on. Alfonso Pecoraro Scanio, hanno portato all’attenzione della Presidente del Consiglio Rosetta D’Amelio le 41.000 firme popolari oggetto della petizione pro referendum lanciata sul sito Change.org dall’ex Ministro all’Ambiente. “E’ molto importante dare parola ai cittadini- afferma Pecoraro Scanio- In Irpinia e Sannio c’è l’ipotesi di trivellare tra vigneti e produzioni d’eccellenza quando al contrario l’Europa rilancia sul controllo delle emissioni e sull’agricoltura. E’ un abominio. In Campania, questo referendum, ha un valore aggiunto”.
“Non è possibile espropriare i territori da decisioni così importanti” commenta a caldo la Presidente D’Amelio entrando nel merito della questione. Sua la proposta, portata in I Commissione consiliare, di riunire un Consiglio regionale ad hoc che potesse contestare, in buona sostanza, la possibilità che lo Stato pur senza una modifica effettiva del Titolo V potesse indiscriminatamente appropriarsi delle prerogative di Regioni ed Enti locali in materia energetica. “Questo- spiega- è un referendum che chiede l’annullamento di articoli che hanno espropriato Regioni e Comuni dalla possibilità di dare pareri rispetto alle trivellazioni. E’ un atto di buon auspicio, che darà forza a chi ritiene di dover decidere sui propri territori”.
Di “schizofrenia politica del Pd” parla invece il consigliere grillino Vincenzo Viglione, che rimarca “la grande mancanza di attenzione del partito nazionale rispetto alle reali esigenze dei territori. Il Pd- attacca- a livello nazionale avalla il vicolo cieco delle fossili e qui, in Regione, fa slittare ogni forma di discussione all’ultimo giorno utile. Ci chiede una coerenza che noi abbiamo, ma che in loro onestamente fatichiamo a trovare. Il nostro sì resta condizionato a una raccomandazione: questo deve essere il primo passo di una battaglia di riscatto per le aree interne- e avverte- Evitiamo manovre pilateshe”. Più dimesso il tono dell’ex Presidente Stefano Caldoro, che sottolinea la continuità delle istanze referendarie rispetto ad un percorso già ampiamente tracciato dal suo Governo regionale: “ Il mio sì è una scelta di coerenza- proclama nel corso della dichiarazione di voto- Nel corso del mio mandato mi sono sempre adoperato per una linea politica che scavalcasse le ideologie e i ‘No’ a prescindere. L’unica strada è quella di lasciare le popolazioni libere di esprimersi nel merito di certe scelte, badando allo sviluppo delle aree interne”.
Il referendum si somma dunque, pur senza sovrapporvisi, all’impugnativa inerente alla legittimità costituzionale dell’art. 38 dello Sblocca Italia varata nello scorso gennaio dalla giunta Caldoro. Subito dopo il deposito in Cassazione, in ottobre inizierà il controllo dell’Ufficio centrale sulla regolarità del referendum. Poi toccherà alla Corte costituzionale pronunciarsi, con sentenza, entro il 10 febbraio 2016. A quel punto il Presidente della Repubblica, con suo decreto, potrà indire formalmente il referendum in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno 2016.