Economia e Welfare

PIANO D’AZIONE COESIONE (PAC): PASSANO I MESI, E I FONDI SVANISCONO

Il dire “sentitamente ringraziano” evoca un triste momento, in cui si ringrazia per la partecipazione al dolore di una perdita di un congiunto, amici e parenti.

È proprio perché ci troviamo di fronte all’ennesimo fallimento, sacrificio, perdita che i cittadini ringraziano le istituzioni e la politica per aver partecipato al dolore del fallimento del programma nazionale ‘Servizi di cura all’infanzia e agli anziani non autosufficienti’”.

Eh si carissimi anche stavolta non è mancato l’impegno di chi doveva provvedere all’attuazione del programma nel depauperare le risorse.

Ma riepiloghiamo un po’ ciò che è successo.

Nel Luglio del 2013 il vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico presentava il programma nazionale ‘Servizi di cura all’infanzia e agli anziani non autosufficienti’ che si colloca nell’ambito del Piano d’Azione Coesione (Pac), avviato, d’intesa con la Commissione Europea, per accelerare l’attuazione di programmi che favoriscano la coesione tra le regioni dell’Unione Europea riducendo le disparità esistenti. Obiettivo condiviso: trasformare le risorse in servizi, assicurando minore carico sulle famiglie offrendo, al contempo, nuove opportunità di lavoro e maggiori possibilità di inserimento nel mercato del lavoro per le donne.

“È necessario incrementare le dotazioni di capitale sociale, attivando politiche di inclusione e sostegno. Offrire maggiori tutele a bambini e anziani è un obiettivo di civiltà” dichiara allora il Vice Ministro.

Il programma metteva in circolo complessivamente730 milioni di euro provenienti da fondi Ue, di cui 330 destinati ai servizi per gli anziani non autosufficienti (over 65) e 400 a quelli per l’infanzia (da 0 a 36 mesi).

Le risorse stanziate erano destinate alle quattro Regioni ricomprese nell’obiettivo europeo “Convergenza”: Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, ritenute più fragili perché con un Pil pro capite inferiore al 75% della media comunitaria.

Erano ripartite secondo piani regionali di intervento al fine di favorire la presentazione e l’attuazione di progetti differenziati in relazione alle diverse normative regionali e alle diverse realtà territoriali.

La strategia che contraddistingueva il programma era quella di mettere in campo un intervento “aggiuntivo” rispetto alle risorse già disponibili, di conseguenza, i beneficiari del programma erano identificati nei Comuni, o nei raggruppamenti di Comuni, perché soggetti responsabili dell’erogazione dei servizi sul territorio. Essi potevano avere accesso alle risorse una volta soddisfatti i requisiti organizzativi e progettuali richiesti dai piani territoriali di riparto. Agli enti locali spettava infatti il compito di presentare i progetti, che dovranno essere esaminati e validati nell’arco di 60 giorni.

Il Programma doveva svilupparsi per fasi nel periodo 2013 – 2015.

Con la pubblicazione del Ministero dell’Interno delle linee guida per la presentazione dei piani di intervento, a valere sulla prima fase o come indicato sul primo riparto delle risorse, di giugno 2013 i comuni avevano 6 mesi di tempo per elaborare i propri documenti.

I piani hanno avuto tempi di approvazione biblici, dal febbraio 2014 al novembre 2015.

Dopo l’approvazione dei pini i comuni avrebbero dovuto dare il via a servizi “aggiuntivi”.

La realizzazione dei servizi, nella stragrande maggioranza dei piani, era prevista attraverso l’affidamento in appalto a soggetti gestori.

Si stanno svolgendo infatti, in questi giorni, cioè nel secondo trimestre del 2106, le gare di appalto per l’affidamento dei servizi a valere sul primo riparto.

Tanto è vero che il ministero è stato costretto ad emanare una circolare che proroga la fine delle attività sul primo riparto, prevista prima per il dicembre 2014, poi al dicembre 2015, poi al giugno 2016, ora ad Agosto del 2016. Ultima proroga e se non si finisce in quella data le spese dei servizi verranno imputate sul secondo riparto, ovvero seconda fase.

Facciamo un po’ i conti: se le gare d’appalto sono state o si stanno effettuando i questo periodo, e se non vi sono intoppi, cosa non del tutto improbabile, i comuni avranno si e no 6 mesi di tempo per realizzare gli interventi, sui 12 previsti dai piani. Quindi se va bene il verranno utilizzate solo il 50% delle risorse. Poi se vuoi continuare nei servizi devi utilizzare le nuove risorse della seconda fase.

Totale: perdita di circa 60 milioni di euro per l’infanzia e 65 milioni di euro per gli anziani.

8000 bambini e altrettante donne e famiglie, e 6500 anziani hanno perso servizi e diritti.

I cittadini ringraziano quindi le istituzione per essersi come al solito incartati nelle procedure amministrativo burocratiche e la politica per non aver vigilato sui processi.

E già tutto questo al sud dove certo i servizi per le fasce più disagiate della popolazione non navigano nell’oro.

E ci possiamo permettere di sprecare 125 milioni di euro.

Caro Ministro dell’interno Alfano, caro Ministro del Welfare Poletti, non penalizzare ulteriormente i cittadini del sud per l’inefficienza dei sistemi istituzionali a tutti i livelli. Fate in modo da rimettere in gioco queste risorse sprecate.

E se proprio le istituzioni locali non riescono a funzionare, come hanno dimostrato, i cittadini autorganizzati, il terzo settore, sono pronti ad assumersi la responsabilità di attuare gli interventi, se solo gli venissero affidate le risorse, come per altro già auspicato e raccomandato da autorevoli esperti in materia.

E comunque i cittadini “sentitamente ringraziano”.

Luca Sorrentino, Responsabile Legacoopsociali Campania

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