Bambini chiusi in valigie, e uomini e donne di ogni età che viaggiano in mare o in terra pur di arrivare in Europa. Fuggono da cose ormai risapute: dalla fame, e dalla guerra oppure dall’odio. Difficile capire cosa accade per davvero, nelle terre che lasciano, chi migra tende a raccontare qualcosa di quello che ha vissuto, ma poi la realtà è molto più dura di quello che riescono a dire le sole parole. L’Unione Europea, dal canto suo cerca di rispondere come può alle emergenze umanitarie dei tempi nostri, attraverso la creazione di centri, fuori dai confini dell’Ue, in Nord Africa ma anche nella stessa Europa, organizzati per aree regionali (quindi a seconda delle varie rotte migratorie), dove far arrivare quanti sono salvati nelle operazioni di ricerca e salvataggio in mare. “Il Consiglio europeo sostiene lo sviluppo del concetto di piattaforme di sbarco regionali, in stretta collaborazione con l’Unhcr e l’Oim”, in pratica dei centri “per gestire quanti prendono la via del mare e sono salvati nel corso di operazioni di ricerca e salvataggio”, è ciò che si legge all’interno della bozza delle conclusioni del vertice dei leader Ue. I centri servono per “un rapido trattamento per distinguere tra i migranti economici e quanti necessitano di protezione, riducendo l’incentivo ad imbarcarsi per viaggi pericolosi”.I flussi migratori che sono indirizzati verso l’Europa hanno di fatto registrato un improvviso aumento del numero totale di arrivi, dapprima nel 2014 e ancor di più nel 2015, quando oltre un milione di persone, migranti irregolari, ha compiuto il pericoloso tragitto verso l’Europa attraversando il Mediterraneo. La Commissione e le pertinenti Agenzie dell’UE hanno sostenuto gli sforzi degli Stati membri dando degli esperti, delle risorse finanziarie oltre che tecniche. Queste Agenzie con il compito di fornire sostegno dipendono tuttora fortemente dalle risorse offerte dagli Stati membri. Nei paesi la scelta dell’ubicazione delle strutture pronte ad accogliere dette hotspot ha per ragion vedute, tenuto conto dei principali punti di ingresso delle migrazioni e della disponibilità di preesistenti strutture. Ciononostante, per istituire gli hotspot è stato necessario avere più tempo a differenza di quanto previsto. In Grecia, nel marzo 2016 erano operativi quattro dei cinque hotspot previsti e l’ultimo è divenuto operativo solo a giugno del 2016.
Insomma la questione dei migranti è tutto tranne che risolta, sia dal punto di vista politico che umanitario, perchè gli uomini continueranno a morire in mare mentre si cercano centri, risorse, e soluzioni possibili alle emergenze.