Pietro Pesce, chi era costui?
Se consultiamo i testi sacri sul Seicento napoletano, dal monumentale repertorio fotografico di Spinosa edito nel 1984, agli esaustivi cataloghi delle grandi mostre, che si sono tenute sul secolo d’oro, non troveremo nessuna traccia di Pietro Pesce, del quale, molto brevemente, parla il De Dominici quando tratta della bottega di Domenico Gargiulo, più noto come Micco Spadaro.
Il De Dominici nell’affermare che”lo Spadaro ebbe molti discepoli” si sofferma su quelli ritenuti da lui più significativi: Ignazio Oliva che “imitò il maestro nel fare paesi e marine”, il “superbo” Francesco Salernitano, che “attese alle figure grandi”, Giuseppe Piscopo che dalla bottega di Aniello Falcone era passato a quella di Domenico dedicandosi”alle figure piccole, insino alla misura di circa un palmo” essendo negato per quelle più grandi(di lui il De Dominici non citò alcun dipinto in particolare, affermando invece che piccole “Istoriette e belle tavolette” di Piscopo si potevano trovare in collezioni private); nel cappellone sinistro della chiesa dei Girolamini c’è un dipinto a lui attribuito, datato al 1647, che raffigura i Santi martiri Felice, Cosma, Alepanto e compagni. Sembra comunque che l’artista fosse soprattutto pittore di piccole battaglie come le due dipinte nel 1649 per la collezione di Antonio Ruffo a Messina e di soggetti vetero testamentari come il Tobia e l’angelo e la Rebecca al pozzo ricordati nel 1725 nell’inventario della collezione di Francesco Gambacorta duca di Limatola. Ed infine Pietro Pesce, “che ne conseguì tutti i generi e modi” e del quale la critica ha identificato alcune sue opere firmate(fig. 2 – 3),
passate nel 1997 ad un’asta Semenzato a Napoli, di ambientazione notturna, come ne erano presenti altre nella raccolta del principe Ettore Capecelatro identificate in un inventario da Labrot, tra le quali forse quella(fig. 4), molto bella, presente negli anni Novanta sul mercato antiquariale a Vienna.
Quando l’altro giorno, recandomi in visita a Roma dal professor Di Loreto, illustre studioso e raffinato collezionista, ho potuto osservare il suo ultimo acquisto, ho subito esclamato: “Finalmente ecco un altro dipinto da aggiungere all’esiguo catalogo di Pietro Pesce”, tante sono le similitudini, sia nelle fisionomie dei personaggi, che nel lugubre cromatismo, a dimostrazione lampante della predilezione dell’artista ad ambientare nelle ore notturne le sue scenette di vita quotidiana.