Per capire perché Pistoia, la città capitale della cultura italiana per il 2017,è necessario andarci, superando il turismo mordi e fuggi da mezza giornata che invece continua ad essere il più diffuso. Perché i motivi di questa “medaglia”, più che nei festival letterari, negli appuntamenti culturali e nelle tante iniziative che la vestono da “primadonna” dello stivale, sono da ricercarsi nei dettagli, quasi sottopelle o in alcuni primati di eccellenza come l’arte vivaistica leader nei mercati europei, la manifattura degli organi che ha portato un organo pistoiese anche al santo Sepolcro di Gerusalemme, e l’arte della lavorazione degli orafi. Il bello, oggi, è nella qualità della vita di questa piccola cittadina a misura d’uomo ma non provinciale, ricca di chiese gotiche e barocche, di scrigni artistici inaspettati dove il tessuto medievale si mescola alle origini romane, e forse anche etrusche, e il gotico e il romanico si alternano al moderno, che appare a sprazzi, sulle facciate dei palazzi storici, per finire con il contemporaneo all’interno, nelle fondazioni dedicate ai suoi artisti, (tra cui spiccano le figure di Marino Marini e di Giovanni Michelucci) e sfociare nelle piazzette della Sala e degli Ortaggi, oggi animate da tanti locali che la rendono viva e anche meta di appuntamenti notturni, anche dalle cittadine vicine, tutto l’anno. A mezz’ora da Firenze, a quaranta minuti dalla montagna dell’Abetone e a poco meno, per andare verso il mare, sul litorale di Viareggio, la posizione della città “quadrata”, quasi esclusivamente ciclabile e pedonale, è ideale, per tutti i gusti. Per chi viene o va dalla montagna al mare o viceversa. In città, la passeggiata obbligata è verso Piazza del Duomo, ampia, geometrica, importante, fulcro della vita cittadina anche nel passato con i poteri forti ben sistemati, e protagonisti. Eccoli: il palazzo dei Vescovi, oggi sede del museo diocesano e visitabile anche nei sotterranei etruschi, il palazzo del Comune, che ricorda il passato da città comune, con il bellissimo museo civico e la presenza, all’interno di affreschi cinquecenteschi, il palazzo pretorio o del tribunale; la sede del Monte dei Paschi; il grande battistero gotico in pietre bianconere; e la cattedrale di san Zeno con l’antica torre medievale di Catilina che offre una bellissima vista dall’alto dei suoi 30 metri ed è visitabile grazie ai volontari dell’associazione Musikè che gestiscono anche la visita al maestoso altare bronzeo di san Jacopo. Da qui si procede verso lo storico Palazzo Fabroni che è proprio di fronte alla chiesa scrigno di Sant’ Andrea che conserva il pulpito gotico dello scultore Giovanni Pisano. Palazzo Fabroni, edificio storico di origine medioevale oggi, dopo varie rivisitazioni d’uso, ( è stato anche sede di una segreteria di regime fascista, oltre che una scuola) è uno dei principali centri di arte contemporanea di Pistoia che si unisce in linea artistica, alla fattoria di Celle sulla collina ( a circa una quindicina di km, in origine residenza estiva, sempre dei Fabroni), altro interessantissimo polo culturale contemporaneo ideato dal collezionista Giovanni Gori che merita almeno un pomeriggio pieno per ammirare le oltre 50 opere di arte contemporanea ambientale, completamente immerse e site specific per il bellissimo parco della villa. A Palazzo Fabroni sono sempre visitabili nuove mostre, oltre ad una collezione permanente di artisti pistoiesi e ad una vetrina di opere di autori che qui hanno esposto, tra cui spiccano, tra le altre, le campane di Jannis Kounellis. Per Pistoia Cultura 2017 tutti i musei civici sono gratis e quindi non c’è biglietto di ingresso. Per chi ama l’arte contemporanea, merita una visita sicuramente anche la fondazione di Marino Marini nell’antico convento del tau, dove davvero, questo grande scultore pistoiese, che qui ha vissuto solo da giovane, continua ad affascinare con i disegni e le statue delle sue donne, di cavalli e di cavalieri, offerti al pubblico, dalla fondazione a lui dedicata dalla moglie Marina. E da non mancare la fattoria di Celle, sulla collina, con vista sulla città, un tesoro seicentesco con un parco di 32 ettari di arte ambientale con opere site specific firmate, tra gli altri anche da Beverly Pepper, Jean Michel Folon, Daniel Buren, Richard Serra, Martha Pan, che il collezionista Giovanni Gori regala alla città e a chiunque voglia visitarla .Tornando in centro, nello scrigno tra le colline, altro simbolo culturale di Pistoia è l’antico fregio Robbiano della facciata dell’ospedale del Ceppo che ha smesso la sua attività solo qualche anno fa dopo 8 secoli di cura e accoglienza sanitaria. Fondato nel 1277, il fregio è stato realizzato solo nel tardo 1400 quando Pistoia passa sotto il dominio di Firenze e un monaco certosino, Leonardo Bonafede commissiona la realizzazione del fregio policromo, in ceramica invetriata a Santi e Benedetto Buglioni che raffigurano le scene delle sette opere di misericordia, mentre successivamente Giovanni della Robbia realizza le decorazioni dei tondi del loggiato. L’opera è famosa e unica nel mondo e una sua riproduzione è presente nel museo Puskin di Mosca e al Victoria Albert Museum di Londra. A questo punto, dopo aver visto il fregio robbiano, la piazza del duomo, la cattedrale e i musei civici, è possibile scoprire i percorsi sotterranei della città che riscoprono le origine sui fiumi e torrenti, o fare un giro tra le tante chiese, tra cui spicca e merita un passaggio, santa Maria dell’Umiltà con si dice, la terza cupola più grande in Italia (dopo san Pietro e il duomo di Firenze) alta circa 60 metri e realizzata nel cinquecento dal Vasari. Se invece siete amanti dei percorsi storici invece c’è la bellissima Fortezza santa Barbara, perfettamente conservata dal 1500 e voluta dalla casata dei Medici, ma purtroppo visitabile solo nelle mattinate entro le 13 e non ancora sfruttata come potrebbe, a causa della necessità di restauri e ristrutturazioni. Il consiglio poi, è di perdersi un po’ nelle atmosfere medievali di via degli orafi, dove c’erano le antiche botteghe di artigiani, e vivere l’ora dell’aperitivo, dalle 18 in poi al corso, e nei locali tra piazza degli ortaggi, via Cavour e piazza della sala. Da provare c’è la fett’unta, una fetta di pane, sciapo, con olio d’oliva e come dicono i pistoiesi, “strascinata” nell’aglio. Sono campanilisti i pistoiesi, orgogliosi del loro territorio, forse quasi intimoriti che altri lo possano scoprire e loro possano perdere quella dimensione invidiabile. Molti, pur consapevoli del loro “tesoro”, ancora non si spiegano perché oggi Pistoia sia improvvisamente sotto i riflettori. Alcuni, dicono, perché il sindaco è amico del ministro Fraceschini, altri dicono che non è cambiato niente, i cartelloni degli eventi sono più o meno simili a quelli sempre presenti negli anni passati, il turismo è aumentato si, ma è soprattutto da mezza giornata e quindi per i commercianti non è una grande leva di cambiamento.