Economia e Welfare

Più che il reddito, oggi deve crescere la produttività

Il rapporto SVIMEZ fotografa una situazione del Mezzogiorno molto difficile. Dai dati si evince che non è solo il Sud, ma l’Italia intera a trovarsi in una situazione al limite del declinò. C’è la necessità di avviare politiche e strategie, che riguardino il Mezzogiorno in un ambito nazionale, ed europeo. Da questo punto di vista, vi sono, segnali discordanti: da un lato, iniziative di grande importanza, che privilegiano la politica degli investimenti, dello sviluppo e, si è ottenuto qualche risultato anche grazie all’impegno del Governo italiano, attraverso la formazione di una task force per gli investimenti a livello europeo, che necessariamente dovrà guardare alle aree più arretrate di Europa e quindi al Mezzogiorno. Lo dovrà fare attraverso la valorizzazione di progetti e investimenti significativi, all’Italia dovrebbero arrivare dieci miliardi, da quest’intervento importante. Insieme ad altri progetti d’investimento con imprese private e iniziative pubbliche, che il ministero dell’Economia sta portando avanti. Dall’altro lato vi è un tema che riguarda i fondi strutturali, l’accordo di partenariato con l’agenzia per la coesione territoriale, che registra preoccupanti segni di ritardo. L’agenzia ha ue elementi di difficoltà, che vanno affrontati. Il primo è che l’interlocuzione con le istituzioni europee, è stata affidata al Dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione, mentre il ruolo di monitoraggio e gestione dovrebbe essere affidati all’agenzia per la coesione territoriale. Altro elemento è, oltre ai ritardi tecnici, la formazione del comitato direttivo, un eccesso di burocratismo, che rischia di vanificare la necessità di avere una tecnostruttura agile, che possa operare senza condizionamenti a favore del Sud. Ulteriore dato è rappresentato da un ruolo parallelo che svolge Invitalia, attraverso delle modifiche introdotte in Parlamento, è diventato un organo concorrente all’agenzia. Il controllo è affidato all’agenzia per la coesione e non si capisce chi debba gestire tutta la partita dei fondi strutturali, questo è sicuramente un limite grosso. Senza questi due elementi è difficile affrontare la partenza, già siamo in ritardo di un anno, per i fondi strutturali, europei e per i cofinanziamenti nazionali, in termini tali da poter rispettare il periodo 2014-2020. Già c’è uno slittamento al 2015, e ci sono pratiche che richiedono tempo. Il ruolo delle Regioni, in questa fase, il ruolo principale e prioritario dell’agenzia, bisogna fare le modifiche necessarie e dare un’accelerazione a quest’iniziativa.

Altrimenti c’è il rischio di vanificare da un lato uno strumento, che sembrava molto positivo, perché dovrebbe svolgere una funzione sostitutiva, nel caso che le istituzioni nazionali o quelle locali, non siano in grado di operare, ma anche per i poteri sostitutivi, che per la prima volta sono stati affidati ad agenzie e poi a Presidenze del Consiglio. Bisogna fare molta attenzione a utilizzare questi fondi, che sono importanti e al momento gli unici di cui c’è disponibilità. Altra cosa, che ha messo in evidenza la SVIMEZ, è che non ci si può basare solo su queste risorse, occorre, sollecitare l’iniziativa di risorse pubbliche. Ma soprattutto l’iniziativa e gli investimenti privati, che vengono anche dall’esterno del nostro paese, ma che siano investimenti diretti al Mezzogiorno e verso un’accumulazione produttiva, che oggi è necessaria. Più che di un aumento del reddito, oggi c’è necessità di aumentare e far crescere la produzione e la produttività e, da qui nasce, l’occupazione e il reddito.

*Testo raccolto da Sveva Scalvenzi, non corretto dall’autore

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