Ha avuto in sorte una fine orribile e l’ha guardata in faccia, investito dalla furia bollente del Vesuvio che gli ha scagliato addosso, decapitandolo, un masso di 300 chili. un 35enne con una gamba malata che forse proprio per la sua disabilità si era attardato nella fuga. Una scoperta “drammatica ed eccezionale” commenta il direttore Massimo Osanna, perché in quel punto si era scavato già nell’800 e poi di nuovo agli inizi del secolo scorso. Entusiasta il ministro uscente della cultura Dario Franceschini, che sul sito archeologico campano e la nuova era di restauri ha puntato non poco: “Pompei è il simbolo di una storia di riscatto e di rinascita italiana”.
Il ritrovamento è avvenuto nella Regio V, proprio all’angolo tra il Vicolo dei Balconi (la strada che il team del Parco archeologico di Pompei ha riportato alla luce poco più di una settimana fa) e il vicolo delle Nozze d’Argento.Di sicuro, ricostruiscono gli esperti, il poveretto deve essersi attardato. La sua tibia, fa notare l’antropologa Valeria Amoretti, presenta le tracce – dopo duemila anni ancora evidenti- di una brutta infezione ossea che doveva procuragli un gran dolore e rendergli difficoltosa la fuga.Gli archeologi lo hanno trovato riverso sulla schiena, la parte alta del busto ancora coperta dalla pietra. Ora saranno le analisi di laboratorio a ricostruirne con più certezza la storia.