Ieri eri come oggi, avere coraggio significa per una donna pensare e scegliere con la propria testa, anche attraverso un silenzio nutrito di idee. Per decenni le donne sono state relegate al ruolo di donne, mogli e madri e indicate come il sesso debole, bisognose della protezione (soprattutto economica) dell’uomo. Fino a poco tempo fa, potevano sperare che il matrimonio fosse l’unica realizzazione della propria vita. Poche decidevano di dedicarsi agli studi per esempio e/o di costruirsi una carriera. I traguardi raggiunti oggi erano, allora impensabili, ricoprono cariche rilevanti, sono indipendenti economicamente e non hanno più bisogno del matrimonio per avere un futuro.
Basti pensare che dal 1 luglio, i destini dei 500 milioni di cittadini europei oggi sono nelle mani di tre donne. Si miei cari lettori, avete capito bene, una vera troika europea, ma la realtà è che si tratta di una sola, Angela Merkel, dato che le altre due, von der Leyen (tedesca) e Lagarde (francese) devono il loro ruolo ad Angela, da Angela sono controllate e ad Angela fanno riferimento. La Merkel ha fatto bene a sceglierle, perché fin qui le donne di grande potere hanno dimostrato – salvo poche eccezioni, di saper essere più zelanti degli uomini nell’obbedire al proprio dante causa. Per le donne, infatti, spesso il potere coincide con il ruolo che hanno, anziché con il contenuto e le potenzialità che esso consente.
Le aspettative sono alte ovunque, ma soprattutto tra le italiane che vedono in questo insieme di svolte un’opportunità insperata di contaminare con lo spirito pragmatico delle grandi leader europee un dibattito nazionale dominato da soggetti maschili e da letture maschili della crisi.Potrebbero fornire in tempi brevi, spiega, non solo l’opportunità di ridisegnare la nostra scassatissima sanità territoriale, ma anche i mezzi per dare valore a un mondo ad altissima partecipazione femminile, superando l’abuso del precariato in tutte le professioni collegate all’assistenza sanitaria e migliorando i trattamenti economici.
Il lavoro di cura e di assistenza, inoltre, potrebbe costituire un bacino privilegiato di formazione delle donne che desiderano uscire dall’inattività: “La nostra percentuale di inattive è tra le più alte d’Europa, un miglioramento dell’offerta di servizi alla persona significa anche più opportunità di lavoro per tutte”.
Ma il “triumvirato femminile” che presto avrà nelle sue mani i destini del Continente ha un valore anche simbolico-politico. Ci dice quanto arretrata sia la visione di un Paese come il nostro, che dietro il paravento delle quote resta geneticamente ostile alla cessione di potere reale alle donne e continua a trattarle come minoranze sociali.
E ci darà, finalmente, la controprova di un pensiero largamente diffuso nel mondo femminile che mai, tuttavia, è stato sottoposto al test della realtà: davvero le donne possono essere un valore aggiunto nella soluzione dei problemi? Davvero lo sguardo femminile può fare la differenza? Sappiamo come gli uomini hanno gestito la precedente crisi planetaria dei subprime – con quali tempi, quali decisioni, quali ambiguità – e ora avremo l’occasione di vedere questo terzetto di formidabili signore misurarsi con un analogo disastro.