Un cammeo di Torre del Greco come riconoscimento da destinare ai vincitori del Premio “Penisola Sorrentina Arturo Esposito”, giunto quest’anno alla ventiduesima edizione. Una prestigiosa iniziativa di valenza nazionale per la comunicazione ed il marketing territoriale della città oplontina, i cui preziosi cammei, allestiti dagli illustri maestri orafi torresi Francesco Scognamiglio e Silvio Castaldo, diventeranno le sculture uniche, opere d’arte da consegnare ai vincitori del prestigioso, premio organizzato e diretto da Mario Esposito, la cui serata-evento si svolgerà a Piano di Sorrento, nel cuore della costiera sorrentina. I soggetti artistici incisi su conchiglia sono tratti dal ciclo di opere “L’uomo e il Vesuvio” dell’artista sannita Giuseppe Leone, che di recente ha presentato i propri lavori (anche su cammeo) a Genova presso il Palazzo della Meridiana, nell’ambito del circuito Unesco dei Rolli. La particolarità di tale iniziativa culturale non sta solo nel preciso e personalissimo stile che il Premio “Penisola Sorrentina” sceglie per caratterizzarsi su scala nazionale, sia per l’importanza dei destinatari del riconoscimento sia per le vocazioni territoriali ed interregionali delle manifestazioni promosse ma, soprattutto, nella scelta di un materiale che nel mondo dell’arte può essere considerato per alcuni aspetti completamente inedito, per altri assai tradizionale: il cammeo, appunto. La realtà è che la lavorazione del cammeo è sicuramente estranea ai ritmi e ai linguaggi dell’arte contemporanea e ancora legato a quella pedanteria decorativa ormai desueta, più vicina alle botteghe che ai musei. Eppure l’arte di lavorare materiali come la conchiglia o pietre stratificate, quali l’onice, è antichissima. Risale addirittura alla civiltà etrusca, perfezionandosi prima in epoca ellenistica e, poi, con il fiorire dell’Impero Romano. Ma è nel Rinascimento che assume lo status di linguaggio artistico, affermandosi presso le corti della nostra penisola, non a caso faro e guida per quella che ne è lavorazione. Con l’avvento dell’industrializzazione e con la perdita da parte dell’Italia del suo primato artistico in favore dell’Impero Austro-Ungarico, capace di convogliare presso le sue città e i suoi palazzi orafi e artigiani di gran fama, l’arte del cammeo entra in crisi. Si dà avvio ad una parabola discendente: una commercializzazione su larga scala provoca l’incasellamento di un prodotto pregiato in quello che è il range dell’elemento decorativo. Il cammeo si trasforma, banalizza e quasi confonde con la produzione del ricordo turistico, del souvenir. Da alcuni anni questa tendenza si è però invertita ed il cammeo è ora inserito addirittura nella lista dei beni immateriali candidati all’Unesco come patrimonio dell’umanità. L’importanza di questa azione promossa dal Premio “Penisola Sorrentina Arturo Esposito” sta proprio, quindi, nell’aver scelto di fare del cammeo uno speciale “medium” artistico oltre che simbolico e territoriale, da presentare e consegnare durante un grande evento-spettacolo con artisti di fama nazionale, che diventano i testimoni privilegiati del made in Campania in Italia. Tra i protagonisti che, in veste di premiati, hanno avuto già nelle passate edizioni l’opportunità di fare da ambasciatori della lavorazione del cammeo di Torre del Greco si ricordano, tra i tanti , Lino Banfi, Pippo Baudo, Walter Veltroni, Carlo Lucarelli, Francesca Cavallin, Giulio Scarpati, Leo Gullotta, Giuseppe Sala, Luca Barbareschi, Giovanni Toti, Sergio Assisi, Peppe Barra, Lina Sastri, Ron, Toni Capuozzo. Cultura, spettacolo, territorio: è questo, dunque, il trinomio su cui punta il “Premio Penisola Sorrentina “