Cultura

Premio Strega: una boccata d’ossigeno

Come ogni primo giovedì di giugno da 68 anni a questa parte nel Ninfeo di Villa Giulia si combatte una guerra di carta, di pagine, una sfida tra talentuosi autori e case editrici: la serata finale del Premio Strega.

Il Premio è stato istituito nel 1947, all’interno del salotto letterario di Maria e Goffredo Bellonci, con il contributo di Guido Alberti, proprietario della casa produttrice del Liquore Strega, che dà il nome al Premio.

Il meccanismo del Premio prevede che la scelta del vincitore sia affidata ad un gruppo di quattrocento uomini e donne di cultura, tra cui gli ex vincitori. I componenti della giuria sono tuttora chiamati Amici della domenica, dal giorno prescelto per le loro prime riunioni. I quattrocento giurati possono proporre dei titoli a loro graditi, purché ogni candidatura sia supportata almeno da due di loro.

Quest’anno, tra i 27 libri presentati lo scorso 4 aprile dagli Amici della domenica, sono stati selezionati i 12 libri finalisti, presentati il 15 maggio al Teatro San Marco di Benevento. Dopo l’evento beneventano, il premio Strega ha proseguito il suo percorso con lo spoglio dei voti  tenutosi l’11 giugno a Casa Bellonci. La votazione ha dunque designato la cinquina che ha avuto accesso alla votazione finale del 3 luglio.

Cinque titoli per raccontare l’Italia di oggi, un’Italia che, nonostante l’immensa tradizione culturale e la grande presenza di talenti, non riserva  alla cultura e gli appuntamenti importanti come il Premio Strega uno spazio predominante.  Presente il sindaco di Roma Ignazio Marino che ha ricordato come, in questo periodo di crisi, appuntamenti come questo siano uno strumento ancora più prezioso per la divulgazione della cultura, e che ha sottolineato «È importante che Roma continui questa tradizione della sponsorizzazione, non possiamo sottrarci», riferendosi allo stanziamento di 50mila euro all’anno.

Quest’anno la cinquina dei finalisti era composta da:

Non dirmi che hai paura (Feltrinelli) di Giuseppe Catozzella; Il padre infedele (Bompiani) di Antonio Scurati;  Il desiderio di essere come tutti (Einaudi) di Francesco Piccolo;  La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie) di Francesco Pecoraro;  Lisario o il piacere infinito delle donne (Mondadori) di Antonella Cilento.

Della Cilento, talentuosa autrice napoletana, unica donna finalista, in concorso con un romanzo storico ambientato nella Napoli del ‘600, abbiamo pubblicato nei giorni scorsi un’interessante intervista.

Il Premio Strega 2014 è stato vinto senza sorprese da Francesco Piccolo, con Il desiderio di essere come tutti (Einaudi), romanzo in cui al racconto autobiografico si affianca e procede parallelamente su un altro piano narrativo, la biografia di un altro “personaggio” centrale del romanzo: il Partito Comunista Italiano.

Villa Giulia è apparsa quest’anno più affollata che mai, molte le personalità presenti, tra cui il ministro Franceschini.

Servirà questa serata a incrementare le vendite dei libri finalisti?

Mentre la maggioranza degli  italiani  non legge abbastanza, ce ne sono altri che non leggono affatto. L’editoria è in crisi, le librerie che chiudono i battenti oramai non si contano più, e per tutti gli operatori del settore i premi letterari, e lo Strega sopra ogni altro, rappresentano una boccata di ossigeno perché offrono visibilità e permettono di arrivare a una fetta più ampia di pubblico.

 

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