È un dato di fatto che anche tra i vari settori e ambiti della vita della Chiesa il riferimento al mondo carcerario è quasi completamente assente, o meglio si considera come un settore di azione specifica e speciale, tanto da escludere il carcere e i carcerati dall’attenzione e dalla sensibilizzazione dei battezzati nei confronti di persone con le quali Gesù stesso si è identificato.
È dedicata all’opera di misericordia «Visitare i Carcerati», la lettera pastorale del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, cui si ispirerà l’attività di tutta la Diocesi nel corso del nuovo anno pastorale, che avrà inizio il 13 settembre prossimo. «Un problema drammatico come oramai dimostra quello che accade direi quasi ogni giorno – ha detto il presule – Un problema drammatico che purtroppo è lontano dalla sensibilità dalle coscienze della gente. Mentre per le altre opere di misericordia si è più vicini, come per esempio visitare gli ammalati o dar da mangiare agli affamati, visitare i carcerati sembra un mondo che anche nella coscienza ha un posto un pò ai limiti e invece no». «Con questa lettera vogliamo sensibilizzare tutti – ha aggiunto – la drammaticità della situazione lo impone a tutti, a cominciare dalla Chiesa, cercando così di dare un buon esempio, ma anche i signori delle istituzioni che hanno l’obbligo morale di provvedere ad una situazione come questa che miete tante vittime». Già da qualche anno, come ha ricordato il cardinale, «come Chiesa, abbiamo voluto prendere in affido ex carcerati che hanno scontato la loro pena, offrendo vitto e alloggio». Una «idea coraggiosa – ha evidenziato Sepe – Anche perché è non solo chiamarli e farli vivere e stare insieme così da offrire loro la possibilità di scambiare le loro esperienze, ma anche la possibilità di una casa e la possibilità un domani di trovare sbocco in una società non sempre disponibile ad accoglierli, facendo il lavoro che hanno imparato». «Fare rete – ha proseguito – è la base su cui costruire qualcosa di veramente solido, le chiacchiere sono buona volontà, ma non sempre trovano un substrato forte. Allora bisogna partire dall’educazione per arrivare alla formazione». «La lettera è stata scritta dopo aver consultato parroci, decani, il Consiglio episcopale – ha concluso – è frutto di quanto espresso dai nostri parroci. Da qualche anno abbiamo iniziato una campagna per la quale ogni parrocchia si prenda cura un detenuto. Certe rivoluzioni si fanno un pò alla volta».
E’ alta la percentuale dei detenuti che una volta in libertà torna a delinquere e si trova di nuovo in carcere. «In Campania torna in carcere per recidiva il 78% dei detenuti», ha sottolineato Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Regione Campania, in occasione della presentazione della lettera pastorale «Visitare i carcerati», presentata oggi nella ‘Casa del carcerato’, dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli. «Questo indica che il carcere è fallito – ha affermato Ciambriello – Non torna in carcere chi ha incontrato un volontario, un cappellano, una cooperativa, ha frequentano un corso di formazione. Bisogna incrementare questi momenti».
«A Poggioreale abbiamo il più alto numero di volontari che si occupa dei detenuti – ha aggiunto Ciambriello – E a Napoli abbiamo l’esperienza della casa di accoglienza residenziale dove ci sono una decina di residenti e una quarantina di persone ogni giorno vengono in affidamento. E’ una bella esperienza, la Chiesa si è aperta al dopo carcere che deve essere vissuto da tutti con più impegno».