“Occorre investire di più su quelle che noi definiamo povertà educative”! Questo è uno dei tanti concetti espressi dal Garante dei Detenuti Samuele Ciambriello, alla presentazione del suo nuovo libro: “Caro prof ti scrivo … Gli adolescenti scrivono al prof di religione”, scritto con la collaborazione di un giovane blogger e giornalista Giuseppe Ventura.
L’incontro , avvenuto ieri presso il Salone Nassiriya del Consiglio Regionale , è stato promosso dall’Arec, l’associazione degli ex consiglieri regionali, ed è intervenuto anche il suo presidente Vincenzo Cappello. Il valore del tempo da dedicare ai ragazzi, per comprenderli e dialogare con loro su temi importanti come l’amore, l’amicizia, la chiesa. L’educatore inteso come agente di prossimità capace di ascoltare i ragazzi. L’ora di religione dedicata anche a discussioni sull’educazione civica, l’attualità, l’essenza della vita stessa. Un pomeriggio all’insegna della cultura e di citazioni importanti, da Don Giovanni Bosco a Don Milani, di riflessioni che hanno visto numerosi ospiti affrontare i temi riportati nel libro. Momenti di commozione, come l’intervento del Professore Francesco Pisano dell’Itis Levi Montalcini di Quarto che si sofferma sui contesti difficili in cui vivono i ragazzi. I diversi interrogativi su un futuro che non ha riscontri nel passato, e che vede i ragazzi preoccupati dello stesso prima ancora di iniziare a provare a costruirlo. È intervenuto anche Antonio Marciano, consigliere regionale del PD che si è ricollegato a chi si sente ancora in una condizione di precarieta’ in relazione al proprio destino, lavoro, autonomia e liberta’, interrogandosi su cosa faccia la Regione Campania per questi giovani, affermando: “Noi stiamo lavorando per uno straordinario piano per il lavoro che riguarda 11mila nuove assunzioni nella pubblica amministrazione, servira’ a svecchiare gli uffici e a portare dentro i 550 comuni della Campania nuove competenze e giovani attraverso il meccanismo del corso-concorso”. Un libro di stretta attualità che ha come obbiettivo quello di riuscire a dare un esempio positivo per educatori e genitori volendo ripartire dalle periferie, con la consapevolezza che educatori non si nasce, ma si diventa”
Ferdinando Nardone