Cultura

Presentazione del libro “Marika, anime antiche e il loro destino”. Samuele Ciambriello: “Questo libro è anche un viaggio psicologico che fa riflettere, sperare, sognare, commuovere”

Si è tenuta la presentazione del libro “Marika anime antiche e il loro destino”, di Nino Mandalà, di Guida Editori, presso l’aula Sant’Angelo del consiglio regionale della Campania, il 22 febbraio alle ore 11:00.

La prefazione del testo è stata scritta da Samuele Ciambriello, garante campano dei detenuti che è anche intervenuto durante l’evento.

La presentazione, moderata da Benedetta Sciannimanica, ha visto come ospiti Don Tonino Palmese, Diego Guida, Samuele Ciambriello e l’autore Nino Mandalà.

Primo ad intervenire è stato Samuele Ciambriello, autore della prefazione: “Nino Mandalà, con questo romanzo d’amore, ci aiuta a capire qualcosa in più. Questa lettura prevede tempi troppo lunghi per noi che siamo impazienti”. 

Chi entra in carcere entra per colpa di un apostrofo: d’istinto, fa delle cose istintivamente, o non rispetta i tempi, d’istante, vuole tutto e subito. Appena uno ha problemi con la giustizia ed entra in carcere si diventa distinti e distanti da queste persone”.

Il garante ha trattato, poi, due temi molti importanti: i tempi della giustizia, parlando del processo dell’autore “durato appena 18 anni” e i “diritti dell’affettività dei detenuti”.

Questo libro è anche un viaggio psicologico che fa riflettere, sperare, sognare, commuovere, continua Ciambriello, “Chi più legge, più è libero”.

L’attore Fulvio Pastore ha letto diverse pagine del testo presentato, poi Benedetta Sciannimanica ha dato parola a Diego Guida, amministratore delegato di Guida Editori di Napoli.

Creammo una collana di piccoli libri leggeri che raccontavano, sotto forma di intervista, le storie di napoletani famosi nel mondo”. Lo scopo era quello di “dare un segnale di speranza non solo ai giovani, ma soprattutto a chi era costretto in un luogo chiuso”.

Il progetto, come ha spiegato Guida, si è esteso in tutte le carceri d’Italia.

La parola, poi, all’autore: “Il carcere è stato lo spartiacque della mia vita. “Marika” giunge a conclusione di un percorso che si snoda attraverso una trilogia, iniziata con il mio primo romanzo “La vita di un uomo”, proseguita con  “Lettere a Laura dal mondo di nessuno”.

In “Marika” è narrata la storia di un riscatto, una redenzione di quattro protagonisti che, pur provenendo da realtà completamente diverse e difficilmente immaginabili, alla fine si incontrano e hanno un percorso comune”.

Questa storia si specchia anche in parte nella mia storia, prosegue Nino, Sono nato veramente quando mi sono imbattuto nella mia vicenda giudiziaria e mi sono dovuto misurare con la crudeltà della detenzione. In carcere ho conosciuto la mia sofferenza e la sofferenza dei miei compagni”.

Bisogna scavare nella natura dell’uomo per trarne il bene”.

L’autore ha spiegato la sua redenzione, passata attraverso il carcere, avvenuta grazie alla scrittura che definisce “catartica”. Con lei ha “disinnescato la sofferenzaper riscattarsi.

Io sono un uomo nuovo”, ha affermato Nino, ma ricorda l’emarginazione sociale che ha subito successivamente dalla “società cosiddetta civile.

Ha preso parola Don Tonino Palmese, presidente della fondazione Polis e garante per i diritti dei detenuti di Napoli, riguardo l’incontro con l’altro definito come “uscita dal deserto e dalla sudditanza della propria condizione”.

Quando un libro ti da l’opportunità di comprendere ciò che sai, rivedere ciò che sei e guardare ciò che vuoi realizzare, vuol dire che quel libro sta parlando a te”.

“Questo libro ha un’ ermeneutica e una semantica. L’ermeneutica resta l’amore, ma declino la parola amore. Una storia d’amore comprende due elementi determinanti perché possa essere definito amore, il desiderio e la tenerezza”.

“La semantica ha due espressioni ben precise: la parola incontro”, secondo Don Tonino si deve andare “oltre le apparenze” e i pregiudizi sull’altro. Leggere il passato alla luce di ciò che stiamo vivendo.

Ricordando un brano del Vangelo, afferma: “I quattro personaggi che, al di là delle loro provenienze, delle loro condizioni e del loro destino, sono persone che hanno conosciuto l’amore perché hanno rivisitato l’urtare di prima al toccare di oggi e si sentono riconosciuti”. 

L’altra parola che incide in questo romanzo è la parola compagnia perché anche noi diciamo che bisogna andare in carcere per incontrare, ma il vero incontro si trasforma in qualcosa di autentico e reciprocamente salvifico quando viene percepito come una vera e propria compagnia”.

L’autore ha voluto chiudere con una sua esperienza vissuta in carcere, quando ha conosciuto un giovane quasi impossibile da salvare, ma, tramite la compagnia e l’incontro, è riuscito a cambiare strada. Nino ha affermato: “In questo io individuo un segnale divino”.

Samuele Ciambriello ha chiuso dicendo: “Ci si incontra per caso, ma il caso è una forma sottile del destino e della provvidenza”.

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