Antonio Marfella è un medico napoletano, classe 1957, specialista (tra le altre cose) in Oncologia, Tossicologia e Dermatologia. Tra gli incarichi ricoperti, quello di Dirigente Responsabile SSD Farmacologia Clinica e Farmacoeconomia presso la Fondazione Sen G. Pascale di Napoli, componente dell’Osservatorio Ambientale di Acerra, e adesso è candidato alle primarie del centrosinistra nel capoluogo partenopeo. Abbiamo parlato con lui della sua candidatura, della politica a Napoli e della sua città.
Quanto è importante avere un esponente della società civile come candidato alle primarie?
«La cosiddetta società civile rappresenta quella categoria di individui e professionisti che non è direttamente coinvolta nella gestione della res publica. Prendiamo per esempio l’insieme dei giuristi, gli avvocati, i magistrati, insomma di coloro che sono esperti di leggi sociali e che ne capiscono dei problemi della legalità e della giustizia a Napoli, così come i medici rappresentano il governo delle leggi naturali: ecco, tutta questa classe di persone dovrebbe ricevere interesse e ascolto da parte della politica. Se uno è in grado di essere un buon avvocato penalista, tanto per fare un esempio, non è detto che non possa occuparsi come si deve anche di politica. Si può dire che oggi soffriamo di due fenomeni collegati tra loro: da una parte una politica che vuole solo usare la società civile, e dall’altra una società civile che non è pronta a scendere in campo, perché tutti stanno ad aspettare il prossimo vincitore sperando di riceverne delle ricompense.»
Dando uno sguardo al recente passato politico di Napoli, che cosa vede?
«Negli ultimi vent’anni si sono soltanto acuite le disuguaglianze. Anziché creare lavoro abbiamo creato assistenzialismo, e intanto la nostra è la regione dove c’è la maggiore percentuale di lavoro nero, mentre Napoli è la città più giovane d’Italia ma con la speranza di vita tra le più basse. Spero che con queste elezioni amministrative si possa realizzare l’epoca del socialismo cattolico, di una solidarietà sociale coniugata con la giustizia sociale. È un ideale di matrice cattolica e universale che io vedo realizzato nel pontificato di papa Francesco.»
Qual è la sua opinione sulle forze politiche di oggi, di destra e sinistra? Con chi vede possibile un’alleanza?
«Noi siamo in una nazione che ha scelto il bipolarismo, ma la destra è diventata espressione di un servilismo nei confronti della Lega di Salvini. Napoli non è un comune, è una nazione, e non possiamo permettere che finisca all’ombra di quella corrente politica. Al tempo stesso, però, la sinistra dovrebbe porsi l’obiettivo di aggregare le sue forze, e non di disgregarle come invece dimostra la scelta dei candidati. Io non vedo nulla di destra in Lettieri così come non vedo la sinistra in Bassolino. Anche se c’è qualcosa che mi ha allontanato pure da De Magistris.»
A cosa si riferisce?
«Si è dato troppo spazio alla proposta di legge dei radicali sull’eutanasia dolce. Questa non rappresenta una battaglia d’avanguardia, perché tende ad accrescere il divario tra i ricchi e i poveri. Andrà a finire che i poveri prima saranno indotti a firmare un testamento biologico, e quando non potranno più assumere farmaci ad alto costo saranno sottoposti ad eutanasia. In realtà c’è tanta disinformazione, e nessuno dice che esistono farmaci e cure che costano meno di quanto si creda (si pensi anche soltanto alla morfina). Ma io sono un medico, e il mio compito è la tutela della vita, che va difesa come un valore.»
Lei ha da anni abbracciato la battaglia ambientalista, anche in qualità di tossicologo. A che punto è Napoli nella gestione dei rifiuti?
«La quantità di rifiuti prodotti a Napoli che vengono smaltiti in nero è pari a quasi la metà delle tonnellate di rifiuti smaltiti regolarmente. Il problema è che non esiste la tracciabilità dei prodotti e dei tir, non c’è controllo sull’evasione fiscale, e così non si riesce a controllare neanche lo smaltimento di tutti i rifiuti prodotti ogni giorno nella città. Pensate alle fabbriche dove gli operai lavorano in nero, anche prodotti di scarto che lì si accumulano verranno smaltiti in qualche modo a fine giornata, e vanno spesso ad incrementare la mole dei rifiuti eliminati illecitamente.»