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PRIMARIE DEL PD : CONFRONTO IN TV TRA GENNARO MARASCA E FEDERICO ARIENZO

Mancano soltanto poche settimane alle Elezioni Primarie del Partito Democratico del prossimo 30 Aprile, il dibattito tra i candidati alla carica di Segretario comincia ad accendersi e si arricchisce delle opinioni degli esponenti della politica locale schierati a favore di uno tra Matteo Renzi, Michele Emiliano e Andrea Orlando.

Il precedente congresso ha visto l’affermarsi dell’ex Premier con circa il 66% dei voti, seguito con il 25% dal governatore della regione Puglia, Emiliano, infine, l’attuale Ministro della Giustizia ha racimolato un deludente 8%.

Dalle tv nazionali a quelle locali, la disputa si fa protagonista. Sono tanti gli speciali, infatti, dedicati alle prossime votazioni che eleggeranno la nuova guida del Partito più grande d’Italia, tra questi, sul canale Julie Italia, Gennaro Marasca (ex Magistrato) e Federico Arienzo (Neo-capogruppo del PD al comune di Napoli) hanno risposto alle domane del Direttore Samuele Ciambriello in merito alle loro indicazioni di voto.

A favore di Matteo Renzi – che intanto ha dichiarato che la comunità del PD è orgogliosa di fare politica in questo modo, essendo le Primarie il più grande strumento di Democrazia – è schierato Federico Arienzo che ha esordito così al primo appello chiesto Ciambriello:

«Il PD è veramente democratico, lascia alle persone la possibilità di scegliere, non passa da forum su internet o giochi di palazzo, chiede alla gente. Sostengo l’ex Premier perché dopo anni che la politica è stata una discussione costante che, però, non portava risultati, Renzi ha messo in campo un’azione chiara, toccando anche temi che nessuno prima aveva mai osato dibattere, come i diritti civili, alzando finalmente la voce anche nei confronti dell’Europa.»

Al contrario, Gennaro Marasca trova nel profilo di Orlando il candidato ideale per la guida del PD.

«Concordo sul fatto che il prossimo 30 aprile sarà un grande momento di democrazia. Il nostro si conferma l’unico vero partito italiano. Il governo Renzi ha fatto, certamente, cose positive, come aprire la discussione sui diritti civili o il bonus di 80 euro ai lavoratori, ma per ciò che riguarda la direzione del partito, sono d’accordo con Orlando quando sostiene che Renzi abbia assunto l’atteggiamento di un uomo solo al comando, facendo poco e delegando molto. C’è bisogno di distinguere i due ruoli di Segretario e Premier siccome, in uno Stato difficile come il nostro, non si ha il tempo di occuparsi delle questioni interne. Siamo, per giunta, in un momento di difficoltà dettato dalla separazione che abbiamo subito e a causa della quale correremo il rischio di non vincere le prossime politiche. In quel caso, la colpa sarà attribuibile tanto a chi è andato via, quanto a Renzi reo di aver creato queste spaccature, senza mai unire veramente il gruppo. Il PD era nato con ben altro scopo, abbracciando varie anime e posizioni diverse, da quella cattolica alla socialista, ad esempio

Arienzo, ovviamente, non è d’accordo con Marasca e ribatte: «Il dissenso è un valore aggiunto, diventa un problema quando questo crea lotte interne, che non servono tanto al gruppo, quanto al Paese. Non posso dar ragione ad Orlando perché bisogna prendere atto che Renzi è divenuto Premier soltanto quando incaricato di formare un Governo dal Presidente della Repubblica a fronte del fallimento di Letta. In quel momento ricopriva soltanto la carica di Segretario, quindi lunione dei due ruoli è una cosa avvenuta successivamente. Votare Renzi vuol dire votare unidea chiara di partito. Renzi va oltre le ideologie, non più prerogativa del nostro tempo. Renzi guarda al futuro.»

Tocca a Samuele Ciambriello spezzare il ritmo incalzante del faccia a faccia e spostare l’attenzione degli ospiti in studio verso le frasi del Ministro, secondo il quale, lo scorso Referendum Costituzionale che, di fatto, ha decretato la fine dell’esperienza di governo di Renzi, ha espresso chiaramente il malcontento della popolazione media, dei giovani e del mezzogiorno. Si è avuta, quindi, la sensazione che la politica si stesse allontanando dalla gente. Per il Direttore, il dialogo tra la sede centrale e le sezioni locali è una cosa che è andata perduta, ogni movimento risultava basato su direzioni romane anziché da uno scambio di idee e proposte.

Ciambriello porta, inoltre, all’attenzione degli ospiti le frasi di Simone Valiante, assente giustificato dalla trasmissione: «Iscriversi a un partito non vuol dire fare la conta delle figurine. Quando abbiamo toccato larticolo 18, così come con il Referendum, non abbiamo aperto dialogo nel gruppo. se lavessimo fatto avremmo potuto produrre certamente qualcosa di più valido.»

Marasca, gli fa prontamente eco: «Sono daccordo con Orlando quando dice che nel caso del Referendum non ci si è confrontati col popolo e questa cosa non viene mai percepita bene. Renzi ha personalizzato troppo quel provvedimento. La Riforma della Buona Scuola è un altro esempio. Le leggi non vanno calate dallalto, bisogna discutere con chi è del campo, confrontarsi. Problemi complessi come la scuola non possono essere risolti da un uomo solo al comando. La minoranza è un valore

Arienzo torna sulle frasi di Ciambriello e sottolinea, al contrario, il suo impegno a favore delle piccole realtà locali. Sostiene che il Referendum vada letto proprio come espressione del dialogo con le persone e con i circoli.

Due opinioni, quelle dell’ex magistrato Marasca, e quella di Arienzo che si pongono una in direzione contraria all’altra. Da un lato, il nuovo capogruppo del PD di Napoli, abbraccia la politica di rinnovamento dell’ex Premier, accoglie il suo sguardo proiettato al futuro, auspica un progresso ancora mai del tutto avvenuto nel Paese, dall’altro, Marasca non apprezza la rottamazione renziana, a suo pensare, non applicabile alle persone, e appoggia quindi il candidato Orlando più vicino ai valori del centro-sinistra, lontani dalle politiche di Renzi. «Vogliamo unire per un’azione riformista, non dividere» sostiene.

La corsa al 30 aprile, quindi, è ufficialmente cominciata, senza esclusione di colpi. Come i risultati del Congresso farebbero pensare, Renzi non dovrebbe avere problemi ad affermare la sua leadership ma i candidati attualmente in minoranza non sembrano volergli lasciare vita facile. Le Primarie come elemento di democrazia, le elezioni si terranno, al costo di 2 euro, presso tutte le sezioni nazionali del Partito Democratico e saranno aperte a chiunque avrà voglia di esprimere la propria preferenza in merito.

Per rivivere la frizzante intervista di cui vi abbiamo appena raccontato la cronaca, sintonizzatevi questa sera, alle ore 21.30, sul canale 19 del Digitale Terrestre, su Julie Italia. Il dialogo, il confronto, le primarie, questa è democrazia vera. Ciambriello non ha dubbi.

 

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