Se il PD sia pronto o meno a correre per Palazzo San Giacomo quando dovremo andare ad eleggere il Sindaco di questa nostra bellissima e complessa città non lo so, ma lo spero.
Potrebbe esserci per quel tempo una situazione migliore o peggiore di quella odierna, ma in ogni caso c’è davvero tanto da fare, e le idee da sole potrebbero non bastare. La politica non è astratta, è fatta dalle persone e le persone devono essere motivate e serie, preparate sia politicamente che per talento, capaci di fare in quanto singoli ma anche di fare squadra, come lo stesso Renzi ha dimostrato prima alla Provincia, poi a Firenze, e quindi su scala nazionale.
Le donne e gli uomini che vorranno impegnarsi nella corsa devono sapere che non è una gara, perché la vera vittoria del PD a Napoli non sarà semplicemente l’elezione di un/una esponente di tale partito a Sindaco e delle donne e degli uomini che andranno a sostenerlo, ma verrà dalla volontà e dalle idee che queste donne e questi uomini sapranno trasmettere e poi realizzare nei fatti.
Il partito deve essere capace di individuare e scegliere tra coloro che il rinnovamento lo vogliono davvero, e, come bene ha fatto a ricordare Francesco, non semplicemente chi vuole solo occupare caselle o poltrone.
E nel partito persone disposte a lavorare con dedizione, condividendo un progetto per la città, ci sono, come pure ci sono persone vicine al partito che appartengono alla cd “società civile” e che ogni giorno suppliscono con il loro lavoro alle inefficienze ed ai guasti dell’amministrazione cittadina.
In maniera più autorevole, lo ribadisce lo stesso Francesco Nicodemo nell’intervista: c’è bisogno ora e qui, di una nuova classe dirigente.
E l’“affinità elettiva” con le idee di Francesco non è altro che la condivisione di una parte del percorso politico, ovvero, per quello che mi riguarda, questi ultimi due anni da “renziana della prima ora”.
Lo so, Renzi sostiene che si definisce “renziano” è malato… e io probabilmente lo sono, perché ci tengo a sottolinearlo e perché ancora adesso sento affinità non con chi nel partito si è avvicinato alla linea politica di Renzi solo di recente, ma con chi lo ha fatto da tempo.
E non è un caso che adesso “cambiaverso” è un fatto e non solo uno slogan. Ho sempre creduto ad un vero rinnovamento, tanto è vero che all’esperienza dei comitati nati spontaneamente per seguire le primarie (Renzi perse contro Bersani) io giungevo dopo la cocente delusione delle elezioni di de Magistris.
Elezioni nelle quali io tre anni fa, all’epoca non iscritta al PD, ho fortemente sostenuto l’attuale Sindaco nel quale riponevo, come tanti altri, quelle aspettative che oggi ricordo con nostalgia. C’è ancora chi mi chiede come possa conciliare scelte apparentemente tanto diverse. Da de Magistris a Renzi, seguendo quella che politicamente appare come tutta un’altra strada. Ma non è incoerenza la mia, e sono d’accordo con chi sostiene che l’esperienza del Sindaco con la bandana è ad un passo dalla fine. Ci ho creduto, e ora, visti i risultati, posso dire di essermi sbagliata. Ma, così come è stato sbagliato non cercare il dialogo con de Magistris, allo stesso modo il Sindaco ha fatto rifiutando qualsiasi appoggio, che oggi cerca per sostenere la sua traballante poltrona.
La politica è dialogo: la parte malata della politica sono le mazzette, gli accordi sotto banco, le trattative solo per riempire un posto.
Ora a de Magistris e alla sua giunta è stato dato dal Governo poco tempo, pochi mesi per decidere cosa fare per quella previsione di bilancio che la Corte dei Conti ha già contestato.
E il PD potrebbe ragionevolmente dover andare ad elezioni già l’anno prossimo: non può farsi sfuggire un’altra occasione e quindi deve cominciare a correre adesso, costruendo una vera alternativa, fatta di idee, persone, capacità e merito racchiuse in una “vision”.
Il meglio deve ancora venire, dobbiamo solo crederci.