E’ Ferragosto. Fa caldo… Per motivi di lavoro ti ritrovi a girare per le vie della città, dal centro alle periferie. Passano gli anni, ma le scene sono sempre le stesse.
Nel centro storico e sul lungomare, tanta gente e diversi eventi. La gente si guarda intorno e si gode quei lavori di riqualificazione urbana deliberati, in buon parte, dalla “maggioranza Jervolino”, ma ulimati nell’ultimo quinquennio (non tutti, per la verità: per alcuni di essi la chiusura dei relativi cantieri richiederà ancora molto tempo)… Poi, ti sposti. Transiti per via Foria, piazza Garibaldi, Via Arenaccia, Via Miano, Scampia, fino alla rotonda di Arzano. Là, la storia è totalmente diversa. L’area nord della città resta satura di “monnezza”. “Brucia”. Brucia anche oggi. Strade deserte e zone variamente desertificate. Mi verrebbe quasi da dire, zone abbandonate finanche da “nostro Signore”, ma scriverei una sciocchezza.
Già, perché, in certe zone, per andare da una parte all’altra, nella sequela di incroci che sei costretto a superare, frotte di motocilci ti tagliano sistematicamente la strada; “buttano l’occhio”; vogliono capire se sei uno sbirro. Sono le vedette della malavita, quelle che controllano il territorio. Quelle che danno una triste sostanza ai racconti televisi, alla cronaca e finanche alle fiction. Non indossano nessuna casacca, ma di chi si tratti lo percepisci chiaramente.
Ti prende la rabbia. Un senso di vuoto ti pervade. Ma a chi lo vai a raccontare? A quelli che si ostinano a non voler vedere? Te ne ritorni a casa. Mestamente. Vuoi dedicare un po di tempo a te stesso.
Dove manca l’azione della politica c’è, inevitabilmente, quella della criminalità, sia “esogenza” che “endogena”. Il 15 agosto l’ho sempre detestato: è il giorno in cui l’assenza delle Istituzioni, soprattutto in certe zone, puoi arrivare a toccarla con mano. Scene di una Napoli da serie B, triste, dove le brave persone sono contrette a convivere con “brutta gente” e dove è tutto scuro, finanche il sole…
Domani, comunque, sarà tutto passato. I resoconti giornalistici ci racconteranno un’altra storia: quella che fa comodo “a pochi” ed è incurante “dei tanti”. Alcuni continueranno a chiamarla “rivoluzione”. Io preferisco chiamarla per quella che è: una grande menzogna detta con tantissima, drammatica fantasia.
Ho aperto la finestra. Un venticello fresco mi sfiora il viso. Quasi, quasi, sembra una carezza. Spero che arrivi a tutti…