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Radicalizzazione: Orlando,serve normativa coerente in Europa

E’ un ventaglio di temi quello che il Ministro della giustizia Andrea Orlando affronta durante l’intervista rilasciata a Pietro Treccagnoli per Il Mattino, al termine della visita al carcere napoletano di Secondigliano. Ed é proprio da questo che il guardasigilli inizia, riconoscendo i passi avanti fatti dalla struttura, che definisce “molto innovativa” sebbene “in un contesto molto difficile” ma che va avvicindandosi “all’idea di carcere che vogliamo promuovere e che tende al recupero dei detenuti”.

La situazione degli istituti penitenziari é tema sul quale questo Governo e Orlando in prima persona si sono impegnati moltissimo, sia dal punto di vista normativo sia da quello strutturale-organizzativo: il sovraffollamento, come ci ricorda, partiva da 69mila detenuti per 42mila posti disponibili, mentre ora si contano 54mila detenuti per circa 50mila posti e, altro cambiamento fondamentale, 40mila soggetti ammessi alle pene alternative, cioè il doppio che nel passato: “una grande svolta – fa notare il guardasigilli- che aiuta a generare più sicurezza perchè abbassa la recidiva”. E sulla custodia cautelare -altro motivo di affollamento degli istituti penitenziari- annuncia una prossima gara del Ministero dell’Interno, per l’acquisto di 10mila nuovi braccialetti elettronici. E ancora il rischio della radicalizzazione all’interno delle carceri, che però in Italia “ha dimensioni meno vaste che altrove”: su una popolazione di 12mila persone, poco più di 300 sono sotto osservazione, come ultimamente va spesso ripetendo il ministro, a volte solo per aver pronunciato qualche frase, e auspica maggiore coerenza normativa in Europa nell’affrontare il fenomeno.

L’intervista poi prosegue su tempi dei processi d’appello, rivisitazione della geografia delle Corti d’Appello, carenza di personale negli uffici giudiziari, riforma del CSM e ancora, utilizzo delle intercettazioni e tutela della riservatezza. Andrea Orlando non si sottrae e rammenta che nel cammino delle riforme ha sempre puntato al confronto con le molte realtà del mondo della giustizia, potendo così ascrivere all’attivo del programma del Governo attuale “il 32 per cento di provvedimenti approvati lo scorso anno dal Parlamento”.

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