Ultimi giorni di campagna referendaria in Gran Bretagna. Giovedì 23 giugno i sudditi della Regina saranno chiamati alle urne per decidere le sorti del Paese. Da un lato il fronte ”LEAVE’‘ quelli che sostengono l’uscita dall’Unione Europea, dall’altro il fronte ‘‘REMAIN’‘ quelli che si battono per rimanere nell’Unione. L’omicidio della Deputata laburista Jo Cox ha influito e non poco sulll’esito del voto. In queste ore sembra in vantaggio, al 53% il fronte ”REMAIN”.
Ma quali sono i punti principali dei due schieramenti?
Per il fronte del ‘”BREXIT”, cioè l’uscita dall’Europa, significherebbe arginare l’immigrazione fuori controllo. Accettare ancora l’Unione Europea, significherebbe accettare la libera circolazione delle persone, Nell’ultimo anno quasi 250.000 persone hanno raggiunto la Gran Bretagna, un peso eccessivo per il welfare britannico. L’uscita quindi permetterebbe una maggiore sicurezza dei propri confini.
E’ proprio la sicurezza il secondo tema forte delle ragioni del comitato per l’uscita dall’Unione. Un controllo delle frontiere permetterebbe un maggiore controllo, considerando la debolezza mostrata dall’Unione Europa nel contrastare il terrorismo internazionale.
Per il suddetto comitato inoltre, la riconquista della sovranità nazionale è fondamentale per allontanare una classe dirigente burocrate europea che decide la maggior parte delle leggi in vigore oggi in Gran Bretagna. Senza contare i risparmi derivanti dal non sostenere più gli apparati di Bruxelles.
Per il comitato di ”REMAIN” invece l’uscita dall’Europa rappresenterebbe un salto nel buio, A nessuno piace questa Europa, ma andare via non sarebbe la soluzione giusta. Piuttosto meglio restare e provare a cambiarla dall’interno.
Il maggiore danno arriverebbe dalla debolezza in cui potrebbe precipitare la sterlina inglese, e farebbe crollare le esportazioni. Una possibile uscita indebolirebbe inoltre la posizione di Londra nel quadro internazionale, vedendo il suo ruolo nel palcoscenico mondiale indebolito in quanto dovrebbe sottostare a regole internazionali non firmate.
In più sarebbe meglio affrontare il terrorismo internazionale con la collaborazione dei paesi membri dell’Unione. C’è il rischio inoltre, di una reazione a catena, con la Scozia e l’Irlanda del Nord che potrebbero richiedere un referendum di uscita. Si rischierebbe inoltre di non permettere alle giovani generazioni di circolare e studiare in altre Nazioni europee.
Il Partito Conservatore si è spaccato, con una metà, capeggiata dall’ex-sindaco di Londra Boris Johnson, speranzoso di prendere presto il posto di Cameron a Downing street, schierata per Brexit. Per l’uscita dall’Europa è naturalmente anche l’Ukip. Tutti gli altri partiti, in teoria, sono per restare nella Ue: metà dei Tories, il Labour, i Liberaldemocratici, i Nazionalisti Scozzesi, i Verdi.
Giovedì quindi non si gioca solo in Gran Bretagna, il voto potrebbe, infatti, scrollare dalle fondamenta l’Unione Europea.
Appuntamento a giovedi.