Il 4 dicembre si è votato il referendum costituzionale. Si è chiesto ai cittadini italiani di apportare alcune modifiche costituzionali come l’abolizione del senato, del CNEL e la rivisitazione del rapporto Stato- Regioni. E’ stato voluto fortemente dalla compagine renziana, che già in prima istanza non ha raggiunto, tra le forze politiche presenti in parlamento, quel compromesso necessario affinché si potesse agire senza interpellare il popolo italiano. Si è deciso, così, di giocare il tutto per tutto, addirittura, e almeno nella fase iniziale, facendone una questione personale, quasi come se fosse un tentativo di trincerarsi all’interno di un consenso popolare. E si, perché Renzi non aveva nemmeno l’appoggio dei suoi, tant’è che l’area minoritaria, pur garantendo Cuperlo come persona di dialogo, non ha dimenticato la famosa rottamazione nemmeno per un attimo. Renzi, già sconfitto pesantemente alle amministrative, cerca una prova di forza e si butta così in una estenuante campagna elettorale, senza sosta, pur di portare il risultato a casa. Cene con finanzieri e banchieri, incontri, convegni e comizi in tutta Italia, discussioni e confronti con costituzionalisti, giornalisti, politici ed ex premier visti e seguiti su tutti i programmi di approfondimento politico della televisione italiana. Va tutto bene, l’occupazione sale, lo Spread è ai minimi storici, gli insegnanti lavorano, il sud rimonta grazie alla Apple. Il Finalmente non dobbiamo vergognarci del nostro Premier: Renzi riceve l’appoggio dell’Europa e dell’America. Obama e la Merkel si esprimono a favore del SI, le banche sono con lui, tutta l’elite è con lui. E’ determinato, non si ferma, usa tutti i colpi in canna pur di vincere.
La narrazione delle grandi gesta finisce drammaticamente la sera del 4 dicembre: gli italiani bocciano il referendum e Renzi si dimette immediatamente. Chi dice “l’impegno e la determinazione pagano sempre” con il caso Renzi trova un’eccezione. E per giunta, i dati confermano che sono stati i giovani a votare maggiormente contro la riforma. Ebbene si, il rottamatore ha avuto l’appoggio dei vecchi e viene bocciato da quei stessi giovani a cui parlava tramite i social network. Hanno votato NO quei giovani che fino a qualche giorno fa sono stati chiamati bamboccioni; gli stessi a cui lo Stato non regala niente, che li bacchetta e li denigra; quei giovani che vengono mantenuti ancora dai loro genitori; quei giovani insegnanti, bistrattati e traferiti dal Sud al Nord e dal Nord al Sud grazie ad un gelido algoritmo; quei giovani che non hanno conosciuto quell’ascensore sociale grazie alla tanto agognata laurea; quei giovani che vedono spacciare il voucher per un posto di lavoro; quei stessi giovani infine, che vedono infranto il barlume di speranza di una sinistra dei diritti, del valore umano del capitalismo, della piena applicazione dei principi della costituzione.
E Mentre tutto il fronte politico del NO si intesta la vittoria, in questo sordo e cieco confronto, rimane soltanto la consapevolezza che la realtà è ben diversa da quella raccontata in questi mille giorni di governo. Una consapevolezza che ha portato finalmente ad un riscatto dei giovani, facendo finalmente balzare agli occhi della classe politica una nuda verità e cioè che le bugie, specie quelle di tipo berlusconiano, prima o poi hanno le gambe corte. Questo disincanto che dopo 20 anni rimette apposto l’ubriacatura generale tra società civile, destra, sinistra, populisti, moderati e così via, lo dobbiamo soltanto a lui, a Renzi, che è stato capace, senza volere e con le sue mille contraddizioni, di ricostruire la realtà e di risvegliare le coscienze.