Con l’obiettivo di diffondere capillarmente informazioni sulla riforma Boschi-Renzi e far crescere la mobilitazione, è nata anche a Napoli la rete dei comitati “BastaUnSi”. Lavorerà per invitare i cittadini a partecipare al referendum costituzionale -terzo nella storia della Repubblica italiana-previsto per ottobre.
Linkabile ha incontrato Leonardo Impegno, deputato, membro della segreteria regionale del PD Campania.
Si è scatenata una polemica. C’è chi accusa Renzi di aver strumentalizzato il referendum costituzionale. Cosa ne pensa?
Non è vero. Questa riforma rappresenta l’inizio di un cambiamento e alla sua elaborazione hanno contribuito tutti. Poi alcuni si sono sfilati come FI, per un becero calcolo politico. Renzi ha semplicemente detto che questa legislatura è nata con il mandato di fare la riforma costituzionale e cambiare la legge elettorale. Ha detto la verità. Ricordo ancora i miei colleghi alla Camera, sia di destra che di sinistra, spellarsi le mani per applaudire il presidente Napolitano quando disse che le riforme erano necessarie. Quindi è il contrario sono i nostri avversari politici che vogliono a tutti i costi personalizzare il referendum, utilizzandolo come pretesto per mandare a casa il governo Renzi. È un errore politico gravissimo. È in gioco il destino del Paese non del governo. Per questo noi abbiamo l’ interesse a discutere nel merito. Far comprendere che con la riforma avremo un paese più semplice e moderno. Onestamente, che Renzi dica “se perdo il referendum, vado a casa” è un atto normale in tutte le democrazie, sarebbe stato anomalo se avesse detto il contrario “non mi interessa cosa pensano gli italiani delle riforme, io resto attaccato alla “poltrona”, mi pare che Cameron, dopo la sconfitta referendaria non sia più primo ministro del Regno Unito.
Quelli che criticano la riforma parlano anche di una contrazione della partecipazione popolare.
È il contrario: aumenterà e sarà indice di una partecipazione efficace e consapevole che incide e decide. Si abbassa il quorum per il referendum (vero limite alla efficacia della consultazione) e c’è la garanzia che le leggi di iniziativa popolare siano veramente discusse in Parlamento.
Qual è secondo Lei lo stato di salute del PD napoletano?
Ormai aleggia un nobile sentimento di compassione nei confronti del PD. La sua salute a Napoli è alquanto precaria confermato dal dato delle recenti amministrative che con 11% ha decretato il peggioramento di un partito locale in grave difficoltà. C’è l’urgenza di assumersi delle responsabilità, di prendere decisioni importanti, ma il gruppo dirigente locale sembra non accorgersene. Silenzio. L’atteggiamento è quello di “vediamo che succede”. Per questo è indispensabile fare subito un congresso straordinario con regole condivise e senza i signori delle tessere: servono i signori delle idee. Ciò che è mancato negli ultimi anni.
Perché avete perso le elezioni?
Perché è mancata un’opposizione in grado di costruire un’alternativa vera. Non si aveva un’ idea di città. Valeria va ringraziata per il coraggio e la determinazione, ma non poteva recuperare cinque anni di assenza e ambiguità del PD napoletano. Adesso non vanno commessi gli stessi errori e va fatta un’opposizione seria e intransigente che sia capace di dire bene quando l’amministrazione comunale fa cose buone e denunciare quando si fanno solo chiacchiere. Ad esempio quando arriveranno i 600 euro ai disoccupati napoletani promessi da De Magistris?
Qual è il grande male del PD napoletano che ha portato ad una sconfitta così clamorosa?
Tutti dovrebbero fare autocritica, ma se dovessi individuare un punto è che c’è stata da un lato un’ossessione maniacale verso la ricerca delle preferenze e dall’ altra un’ assenza completa di direzione politica che ha portato ad identificare il Pd come un partito di potere senza visione nonostante non governasse nè il comune nè la città metropolitana.
Un appello ai cittadini
Serve un Paese più semplice e moderno e votare “Si” significa votare per un Paese migliore. E’ un’occasione che non si ripeterà facilmente anche perché l’alternativa a questo referendum è il nulla. Eliminare il bicameralismo paritario, attribuire il potere della fiducia solo alla camera dei deputati, ridurre i parlamentari, definire con chiarezza i poteri dello stato e quelli delle regioni, solo per citare gli aspetti fondamentali della riforma, renderanno il nostro Paese più giusto.