La settimana appena conclusa ha visto l’approvazione del Jobs Act, con annesso travaglio interno al PD, mentre il prossimo 12 dicembre i sindacati, ad eccezione della Cisl, si ritroveranno in piazza per lo sciopero generale. Abbiamo chiesto un commento all’onorevole Valentina Paris, membro della commissione Lavoro alla Camera e responsabile nazionale Enti Locali del Partito Democratico.
«Credo sia molto importante il lavoro che abbiamo fatto su questa legge delega che parte, è utile ricordarlo, dalla riforma degli ammortizzatori sociali, un tema molto importante per questo Paese, che è stato assolutamente inevaso»
Si è parlato solo di articolo 18.
«Non solo si è parlato soltanto di articolo 18, ma non abbiamo toccato un punto e cioè che un sistema produttivo come il nostro, che mantiene lavoratori con strumenti come la cassa integrazione, la cassa in deroga e poi la mobilità, che durano anche 10 anni, di fatto li sta tenendo fuori dalla catena produttiva. Noi invece abbiamo bisogno di studiare forme di ammortizzazione che siano per tutti i lavoratori, quindi anche i precari che in un sistema non precario ma flessibile, sanno di avere un supporto nel momento in cui perdono il posto di lavoro. E per quelle aziende che sono in una fase di ristrutturazione o riorganizzazione, ma che si impegnano a fare un investimento e non a delocalizzare, il che implicherebbe un costo sociale enorme e soprattutto renderebbe impossibile per il lavoratore essere reinserito nel sistema produttivo. Tutto questo deve ancora essere affrontato e lo sarà fatto nei decreti attuativi. D’altro canto, il fatto che il sindacato sia in piazza oltre a essere, secondo il mio punto di vista, un diritto-dovere di chi rappresenta le parti sociali, non è certo un male per un Paese che ha visto troppi silenzi e distrazioni nel passato. Quindi io credo che se la politica fa il suo mestiere e il sindacato fa il suo mestiere, tutto lavoriamo meglio».
Lo scontro quindi è “utile” alla causa.
«Può diventare confronto nel riconoscimento reciproco. E’ chiaro che il Governo non prende la piattaforma del sindacato perché facciamo mestieri diversi, ed è chiaro che il Governo esprime una posizione e il Parlamento la recepisce nelle forme e nei modi che ritiene opportuni. Altrettanto, è molto importante che il sindacato rianimi le piazze, che in tante altre circostanze sono state rianimate dalla rabbia e non hanno trovato nessuna interlocuzione».
Altra questione a tenere banco in questi giorni è quella delle Regionali. Civati ad Avellino ha ribadito che non vede possibilità di aperture al Nuovo Centrodestra. Sulla linea del PD c’è ancora confusione?
«La confusione non è alimentata dal PD, se si guarda alle dichiarazioni della segreteria regionale e a quello che Lorenzo Guerini ha detto in Campania, cioè che il tema delle alleanze è tema nazionale e non è demandato a chi si candida scegliere in autonomia con chi farlo, io non credo ci sia confusione. Anche perché in Campania il Nuovo Centrodestra, per stare all’Irpinia, ha un presidente del Consiglio regionale che non ha alcuna intenzione di smuoversi dal sostegno al governo Caldoro e se noi ci candidiamo a essere un’alternativa a lui, non possiamo farlo con un suo alleato».
Ma le Primarie si faranno? Ci sono voci insistenti su Gennaro Migliore, candidato unitario.
«Le Primarie si faranno, a meno che il 60% dell’assemblea converga su un unico nome. E’ un’ipotesi statutaria, che vige sempre e comunque, non sarebbe un’eccezione. Potrebbe accadere anche altrove, ma finora abbiamo fatto le Primarie in tutte le Regioni, quindi manteniamo lo strumento principe e da Statuto sappiamo che esiste anche un’alternativa. E poi il nome di Migliore è già superato».