Chiede pazienza Pepe Reina ai tifosi napoletani. Perché dice che i titoli si vincono così. E io sarei portato ad accordargli quello che chiede. Perché è simpatico. Perché lui è uno che ha vinto. Perché tante delle pulzelle delle nostre terre stravedono per lui.
Ma Pepe Reina deve sapere e qualcuno glielo deve pur spiegare che la pazienza non è tra le virtù maggiormente praticate alle nostre latitudini.
È troppo forte lo spread tra gli scudetti vinti e quelli meritati. Core ngrato e il Milan di Sacchi ne sanno qualcosa di quei titoli rimediati x il rotto della cuffia nel ’75 e nell’89.
Aggiungo: la credibilità che accordiamo a Pepe Reina è un dono prezioso, perché i pali che difende non sono quelli solo dello svagato Mattolini ma anche quelli stretti e ben custoditi da un altro campione del mondo come Reina, sono quelli di Dino Zoff.
Aggiungo: mio figlio è uno che lo sport lo vive e lo pratica. HA 13 anni. E per lui Maradona e Careca sono dei punti fermi. Fortuna che c’è internet. Altrimenti penserebbe che l’88, l’89 e il ’90 sono soltanto delle belle fiabe che il papa ‘ gli racconta per tenerlo buono.
Ecco, caro il mio buon Reina, io sono pronto ad esercitare la pazienza che tu dici. Perché la mia piccola Fernanda trema quando il boato del quartiere accompagna i gol del tuo collega Higuain mentre il mio Neve – bastardo di un cane, incrocio fra un goldenretriever e un maremmano – si lascia scivolare la coda tra le gambe…
Mio figlio Toto, in un cassetto, fra le tante magliette non aspetta altro che tirare fuori quella azzurra col numero 17, quella del capitano, quella firmata da Marek Hamsik. Per urlare di contro alla valle che si estende fuori al balcone soltanto tre sillabe: na-po-li.
Ora tu dimmi: potrà mai il sottoscritto portare pazienza?
In ogni caso – caro il mio buon Reina – ritieniti pure invitato a casa mia quel pomeriggio in cui – lo so – mio figlio urlera’. Grazie a te o a chi verrà dopo di te.
#forzanapolisempre