di Matteo Renzi
Il PD è un partito democratico. Nel nome. E nei fatti. Decidono gli iscritti nel congresso e poi nelle primarie. Mesi di polemiche e scissioni. Poi la parola passa agli iscritti. Migliaia di circoli, migliaia di dibattiti, centinaia di interventi. Alla fine si vota, grazie a uno sforzo democratico di volontari e militanti che non ha paragoni in Italia. Lo ridico perché sia chiaro: nessuno fa ciò che facciamo noi in termini di democrazia e trasparenza. Oggi Guido Crosetto, già esponente della destra italiana e membro dei governi Berlusconi, scrive su Twitter: “Lo dico per l’ennesima volta: invidio il sistema democratico del PD. Dovrebbe essere obbligatorio per tutti i partiti.” Prima o poi qualche commentatore si accorgerà anche di questo.
Alla fine del primo round abbiamo ottenuto oltre i due terzi dei voti. Aspettiamo i dati ufficiali per dire la percentuale esatta ma la matematica non è un’opinione. Domenica a Roma i risultati saranno proclamati e in quella sede lanceremo lo sprint per arrivare alle primarie di domenica 30 aprile. Senza attaccare i nostri avversari interni perché noi non parliamo male degli altri: noi raccontiamo che idee abbiamo per il PD e per l’Italia.
Qualcuno dice che in qualche caso ci sono stati dei problemi e delle incongruenze: sono il primo a dire che dove ci sono problemi riconosciuti (ammesso che ci siano) è giusto che si intervenga con decisione invalidando il voto. Noi siamo i primi ad avere interesse che tutto sia trasparente: perché una vittoria così larga e così bella non sia sporcata dalle polemiche del giorno dopo. Allo stesso tempo chiediamo a tutti di riconoscere la verità dei numeri che non possono essere oscurati da nessuna polemica. Quando si vince, si vince. Quando si perde, si ammette. Punto.
Vorrei dire grazie dal profondo del cuore a tutti. Mettere la croce su un nome è sempre un gesto di grande responsabilità. Ricevere – di nuovo – migliaia e migliaia di voti è una responsabilità ancora più grossa. Abbiamo passato quattro mesi non facili: sentirsi accerchiato da tanto affetto e condivisione sinceramente è molto toccante, dal punto di vista umano prima ancora che politico.
Vorrei dirvi che avverto la necessità di rispondere a questo impegno con umiltà e con coraggio: chi ha votato per la mozione che mi sostiene, insieme a Maurizio Martina, ci sta dicendo che vuole un’Italia che vada avanti, che non si fermi, che non si rassegni, che non abbia paura. E ci sta dicendo che dobbiamo spingere ancora più di prima, tutti insieme. Facendo tesoro degli errori. Ma non perdendo mai la fiducia e la tenacia.
Grazie a tutti quelli che in queste settimane hanno lavorato, organizzando le assemblee e le votazioni, gratuitamente e senza gloria; dalle migliaia di militanti che l’hanno presentata in tutti circoli fino a chi votandoci ci ha consegnato un pezzetto del suo futuro. Mi piacciono quelle lingue in cui grazie si dice con un concetto che in Italiano traduciamo con “Obbligato”. Il mio grazie è sentirmi obbligato a fare del mio meglio insieme a tutti voi. Siamo il PD, siamo l’Italia: possiamo farcela, dobbiamo provarci. Adesso, avanti, in cammino verso le primarie del 30 aprile.