“Quando dico che occorre rottamare il piagnisteo non intendo dire che non bisogna denunciare le cose che non vanno: solo che ti pagano per risolverlo il problema aggiungere noia a noia in un clichè prestabilito per cui il Mezzogiorno d’Italia è la cosa peggiore che c’è“.
Con queste parole Matteo Renzi nella veste di segretario del Partito Democratico, ha affrontato il tema della crisi del Mezzogiorno nel corso della direzione del PD convocata sul tema.
Una scelta, quella di Renzi, seguita all’allarme lanciato qualche giorno fa dallo Svimez quando ha ipotizzato, per il Sud, un elevato rischio di “sottosviluppo permanente”.
Molto forte l’attacco di Renzi alle classi dirigenti meridionali quando ha affermato:”L’autoassoluzione del dire ‘ci hanno abbandonato’, non può essere accettata . La classe dirigente del Mezzogiorno non può esimersi dall’assumersi le proprie responsabilità“.
Come con Saviani nei giorni scorsi, il Segretario del PD ha inteso giocare all’attacco una partita, quella che si gioca sul futuro del meridione, che necessiterebbe in realtà di una coralità di azione che oggettivamente si stenta a scorgere.
Numerori i campani presenti alla direzione del PD. Tra questi, Marco Sarracino, segretario provinciale dei Giovani democratici e membro più giovane dell’assemblea , che non ha risparmiato critiche a Renzi.
“Il Pd a sud di Roma, salvo rare eccezioni non esiste, i circoli li apriamo solo per fare le primarie e quando qualcuno aderisce al PD, più che ad un partito sembra aderire ad uno stato d’animo. E allora il punto è sempre lo stesso: Una buona percentuale dei disastri meridionali con successivi pianti annessi, derivano da una classe dirigente che è stata incapace, di cui in qualche misura, anche il nostro partito fa parte”.