Durante la trasmissione radiofonica “Dentro i fatti”(Radio Club 91) diretta da Samuele Ciambriello è intervenuto il Prof. Franco Salvatore, fondatore del Ceinge, una società consortile senza scopo di lucro che si occupa di biotecnologie avanzate e delle sue possibili applicazioni, dunque soprattutto Ricerca, Servizi e Alta formazione in collaborazione con grandi realtà come IEO e TIGEM.
Il Ceinge è stato fondato 30 anni fa e da piccolo laboratorio universitario è diventato importante centro di ricerca, conosciuto in tutto il mondo, vantando una serie di scoperte scientifiche di alto rilievo nazionale e internazionale.
Diversi i temi toccati da i due dialoganti, tra tutti, particolare attenzione è stata riservata all’attuale situazione della ricerca italiana, della Campania rispetto alle altre regioni, e a cosa bisognerebbe fare per migliorare ancora. Quando lo sguardo si è soffermato sulla nostra nazione, Franco Salvatore ha riconosciuto il grado di difficoltà di questa nel competere con gli altri colossi dell’Occidente: “In generale, considerando l’Italia, noi siamo molto al di sotto delle altra nazioni europee, tipo Francia, Germania e Inghilterra”, un problema che riguarderebbe soprattutto i finanziamenti nazionali. C’era da immaginarselo, fuori si investe di più. Se però si guarda alla Campania, il quadro, incredibilmente, cambia: “Tuttavia in Campania la situazione è migliore sia per la sensibilità degli assessori che si sono susseguiti in questi ultimi 15 anni ma anche e soprattutto perché si sono avuti finanziamenti attraverso i fondi europei”. Se, dunque, la nostra Sanità è “fanalino di coda”, come riporta la pagella stilata in merito ai livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA) (Prima la Toscana), non siamo per niente ultimi quanto a Ricerca.
Eppure, a proposito di “tristi” primati, non fa ben pensare la statistica secondo cui la Campania vestirebbe, ancora una volta, i panni dell’ultima classificata, questa volta per quanto riguarda le Università: “Non è questione di persone. – spiega Franco Salvatore – Non è vero che i nostri sono ricercatori di più bassa qualità, anzi, forse lo sono di più alta qualità. Basterebbe avere parametri giusti e opportuni per poter valutare le prestazioni dei nostri ricercatori anche basandosi sui fondi che essi ricevono”. Eccola la stangata.
Sarebbe, quindi, ancora una volta una questione economica risolvibile secondo il Prof. attraverso due operazioni: “Innanzitutto noi dovremmo avere delle gabbie salariali all’inverso, è un’affermazione piuttosto forte, forse può sembrare provocatoria ma non è così; se noi potessimo prendere dei ricercatori, seppure a contratto, e pagarli di più della media nazionale, noi avremmo un’attrazione importante. Un secondo elemento, è quello secondo cui dovremmo avere dei centri di eccellenza perché è in questi che i ricercatori possono lavorare”.
Un altro tassello fondamentale, corollario del secondo, aggiunto con grande saggezza e in controtendenza con un certo atteggiamento xenofobo che serpeggia tra i più patriottici, è che “affinché si costituisca un grande centro di eccellenza c’è bisogno che i ricercatori non siano solo italiani ma anche stranieri com’è in tutta l’Europa. Nei centri buoni ci sono tanti italiani bravi, tanti francesi bravi, tanti inglesi bravi; nei nostri centri ci sono pochissimi francesi, inglesi e tedeschi, ciò non ci permette di internazionalizzare come vorremmo la ricerca scientifica”.
Ricerca che – è palese ormai – crea sviluppo economico (e non solo) per il Paese, come si evince dalla storia di Okairos, una delle aziende dell’incubatore di imprese del Ceinge, citata da Franco Salvatore proprio a dimostrazione di ciò: “Mi fa piacere dire di questa crescita importante di uno spin off di Merck Inc., presente a Pomezia in un centro di ricerca della stessa società che però una decina di anni fa ha deciso di andar via dall’Italia purtroppo e fondare questi spin off. Uno di questi, per merito di alcuni professori italiani, uno fra tutti Riccardo Cortese, che era tra l’altro prof. Di biologia molecolare dello stesso mio dipartimento, lo stesso mio gruppo, all’ateneo Federico II (allievi e professionalità tutte inizialmente napoletane dunque), hanno fondato questo spin off insediato un po’ a Pomezia ma soprattutto nel Ceinge che in cinque anni ha creato una serie di vaccini tra cui soprattutto questo contro il virus ebola”.
A questo punto ci si chiede come mai, non solo non si investa bene, ma si finisca per sottrarre alle Università e ai centri di ricerca il necessario al fine di crescere e dare, non solo prestigio, ma anche un ritorno di benessere economico e sociale alla regione e/o nazione. Basti fare il caso dei 30 milioni tolti all’Università Federico II di Napoli, decisione commentata così da Franco Salvatore: “Un grave colpo che si fa a un’università così importante, piena di dignità scientifica e culturale com’è la Federico II. Spero tanto che già in questa legislatura il governo e i parlamentari possano porvi rimedio. So che i rettori stanno molto lavorando su questo aspetto”.
Quanto allo stato economico non proprio roseo del Ceinge, il Fondatore ha tenuto a precisare che
“non è tanto un problema di soldi per la ricerca perché per quelli noi ci affidiamo ai bandi e, in molti casi, siamo vincitori; il problema è quello delle prestazioni sanitarie che noi facciamo per la Regione Campania, prestazioni di altissimo livello e uniche nel senso che solo noi le garantiamo, è il caso della diagnostica molecolare, cioè quella fatta a livello del Dna e del Rna. Chiediamo maggiore attenzione e soprattutto pagamento dei debiti arretrati che hanno verso di noi”.