E’ davvero imbarazzante leggere su stampa e social l’orgia di politicismo con cui i piu’ si approcciano ai nodi che ci sono davanti. Comprendo che si va al voto e che questo stimola una modalita’ e una lettura un po’ superficiali. Alcune cose pero’, credo, invece vadano dette chiare.
1) Qualche giorno fa abbiamo giustamente atteso notizie piu’ certe sulla drammatica sorte toccata alla giovane parlamentare inglese. Ora che quelle notizie le abbiamo possiamo dire che l’onda populista che attraversa l’Europa non e’ certo estranea a quanto accaduto. Parliamoci chiaro, contrastare la politica economica e sociale dell’ Unione Europea e’ giusto, di piu’ e’ necessario. E puo’ essere anche una battaglia democratica e di sinistra. E anche porsi con piu’ serieta’ e responsabilita’ il tema storico dei migranti. Ma nazionalismo e xenofobia sono cose antitetiche alla lotta per cambiare l’indirizzo sociale dell’Europa e anche perche’ assuma un ruolo unitario per governare senza fili spinati il ciclo delle moderne migrazioni. Che nelle opinioni pubbliche i due aspetti facciano invece corto circuito si puo’ capire, non si giustifica invece che questo corto circuito lo perseguano anche culture e forze che – incoraggiate da qualche avventuroso e improbabile economista- si dicono e si pensano democratiche e a sinistra. Cavalcare questo pericoloso carburante sta esponendo lo spazio europeo ad un collasso democratico che rischia di riportare l’Europa a un clima di rottura civile che sembrava irripetibile. Le forze socialiste in Europa dovranno forzare molto per rompere la cappa tecnocratica dell’austerita’ che impedisce la crescita e favorisce la disoccupazione.Capisco le difficolta’ i rapporti di forza sfavorevoli ma senza deviare il percorso dell’Europa odierna difficilmente si recupera un ruolo alla politica e alla democrazia. Ma anche chi fantastica di chissa’ quali ” rivoluzioni”deve riflettere bene. Antieuropeismo, superamento della democrazia rappresentativa e visione della societa’ come fosse un insieme omogeneo ( sottende questo la nozione ormai abusata di “popolo”) sono di fatto i valori di riferimento di una destra moderna, che facciamo li contestiamo o ci illudiamo di cavalcarli?
2) Piuttosto che stracciarci le vesti per un candidato cinque stelle ( confuso e patetico l’editoriale del Manifesto di ieri) sarebbe il tempo di riprendere a studiare la composizione di classe contemporanea. Sorprende che sia il Corriere a pubblicare un interessante articolo che introduce il tema. Ragionando sulla diversa configurazione tra operaio cognitivo, operaio fordista e il nuovo proletariato della logistica. Su come oggi siano piu’ simili ( per reddito, rigidita’ delle mansioni, rapporti con la flessibilita’) l’operaio di linea, la cassiera e l’operatore del call center, che non l’operaio cognitivo e quello fordista. Una sinistra seria riparte da qui, dai processi strutturali che determinano i grandi cambiamenti. E anche se smette di continuare a pensare che se e’ stata sconfitta cio’ derivi dal tradimento dei vertici. Tesi questa autoconsolatoria e perniciosa, e che ti porta su strade che un tempo, marxianamente, avremmo definito sovrastrutturali.
3 )Vorrei, infine, essere chiaro. Questo ragionamento, qui scritto davvero in forma rozza di cui mi scuso, e’ rivolto anche a me stesso e a tutti noi, non solo a chi, anche a sinistra, ha scelto il populismo e l’antipolitica. In rete non di rado leggiamo polemiche infinite di tutti contro tutti, sospiri ispirati per qualche foto di importanti leader del passato ( intendiamoci alcuni dei giganti) come se tutto dipendesse da lì, come se non fosse cambiato il mondo, l’economia, la comunicazione, la composizione delle classi. Di questo deve riprendere a occuparsi con serieta’ e rigore chi vuole contribuire a ricostruire una proposta da sinistra tendente a ridare una geometria alla asimmetrica condizione attuale del pianeta