Oggi sono già ventitré anni dalla scomparsa di un pilota, di una leggenda che andò via all’età di trentaquattro anni, troppo presto per un pilota che se non fosse stato vittima di quel terribile incidente successo a Imola proprio questo giorno, chissà se da lì a qualche anno avrebbe vinto qualche altro titolo. Sto parlando, come si intuisce dal titolo, del pilota Brasiliano Ayrton Senna. Un pilota che in carriera si era proclamato tre volte campione del Mondo con la stessa monoposto, la McLaren, la stessa che oggi fatica a concludere un Gran Premio, nonostante in squadra abbia un due volte campione del Mondo Fernando Alonso. Ma vabbè questa è storia attuale; Uno che ha corso, tra Toleman, Lotus, McLaren e Williams più di 160 gare (vincendole 41), lo stesso ha conquistato 80 podi e 65 pole position, tanto che l’attuale pilota della Mercedes Lewis Hamilton a inizio stagione si era prefissato l’obiettivo di raggiungere e superare il suo “mito”. Si perché il brasiliano si può considerare tale, per tanti motivi, uno senza paura, senza limiti, senza pari, come c’è scritto su un DVD di un film-documentario prodotto dalla casa cinematografica “Universal” e uscito qualche anno fa in edicola grazie al quotidiano sportivo milanese “la Gazzetta dello Sport”. “Il Miglior pilota di tutti i tempi” disse una volta l’ex pilota di Ferrari e McLaren Niki Lauda, attualmente presidente non esecutivo della scuderia tedesca Mercedes. Nonostante la Morte, il suo ricordo rimarrà per sempre, come disse qualche anno fa la stessa sorella Viviane: “Finché si parla di Ayrton, lui vivrà per sempre”. È infatti molti oggi ricordano volentieri un pilota che nella sua carriera andava sempre a mille, amava il brivido e non accettava di perdere, un pilota che affermava “La vita è troppo breve per avere dei nemici” o ancora “semplicemente l’automobilismo fa parte di me, del mio corpo. Quattro ruote, un sedile, un volante. È questa la mia vita sin dalla più tenera età”.
Ieri come oggi, tantissimi tifosi di Formula 1 e anche esperti di questo sport a quattro ruote, non hanno mai smesso di “ammirare” la sua grandissima carriera, seppur breve, tanto che molti si emozionano quando vanno a visitare il Museo dedicato ad Ayrton, pensato dalla sorella Viviane insieme alla stessa Fondazione creata da quest’ultima. Questo museo è stato esposto in diverse zone d’Italia, una delle quali anche nel capoluogo piemontese, all’interno di una esposizione, “L’ADP Log” fondata dall’ex giocatore e bandiera Alessandro Del Piero. Quando si entrava in questa esposizione, venivi immerso nel mondo del campione scomparso, infatti all’interno c’era tutto quello che apparteneva al campione, dagli inizi ai primi titoli vinti, passando da una galleria di immagini in cui lo ritraevano da bambino e da pilota, su altre gigantografie c’erano esposti i “numeri” della sua carriera. Ma non è stato l’unica “esposizione”: infatti qualche tempo fa a Monza è stata messo in mostra una mostra dedicata ai suoi ultimi mesi di vita, è straziante e allo stesso tempo fa capire che tipo di uomo era Ayrton Senna: “Se un giorno dovessi avere un incidente che mi dovesse costare la vita vorrei che fosse sul colpo. Non vorrei passare ore a soffrire in ospedale o passare il resto della vita in una sedia a rotelle. Io voglio vivere intensamente perché io sono una persona intensa”.
Vale la pena ricordare che sullo stesso circuito di Imola perse la vita, il giorno prima durante le qualifiche, il pilota austriaco Roland Ratzenberger sulla monoposto inglese Simtek proprio allo stesso punto dove morì il brasiliano all’epoca trentaquattrenne. Durante le qualifiche del venerdì ci fu anche un altro grave incidente, però per fortuna senza conseguenze gravi, quel pilota era l’altro brasiliano Rubens Barrichello che all’epoca guidava la Jordan e che da lì a poco sarebbe diventato compagno di squadra di Michael Schumacher, lo stesso che oggi lotta ancora per la vita e la morte, lo stesso che qualche anno dopo da quel tragico incidente si emozionò in conferenza stampa quando raggiunse lo stesso numero di vittorie del brasiliano. Dall’emozione non riuscì quasi a parlare quando i giornalisti gli ricordarono che aveva raggiunto Senna. Le sue poche parole furono: “Significa molto per me…”. Come Dagli Torto. Quel giorno si sentiva come un campione che raggiungeva un altro campione…
Comunque sia, ieri come oggi (ma non solo in questa giornata) la “gente che lo amava” ricorderà sempre volentieri il grande pilota Ayrton Senna come cantava l’artista italiano scomparso Lucio Dalla qualche anno dopo dalla tragica scomparsa dello stesso. Anche se adesso il brasiliano (come continua il brano), da quando ha “chiuso gli occhi per riposare” sta “correndo su altre strade, senza né piloti né bandiere” trovandosi in un altro posto, lui si ricorderà sempre che il suo nome è “Ayrton e fa il pilota”.