Per i “millennials”, ragazzi e ragazze, nati fra il 1980 e il 2000, potrebbero non avere problemi futuri nel riscattare la laurea, ciò sarebbe limitato ai soli studenti universitari che si laureano in tempo, lasciando chiuse le porte per i fuori corso. Gli anni tracorsi all’ università diventerebbero automaticamente opportuni anche per raggiungere l’età della pensione. I relativi contributi, però, sarebbero pagati all’Inps non da chi ne fa richiesta, ma in tutto o almeno in parte dallo Stato. In sostanza, si tratterebbe di un vero e proprio risparmio sulla pensione.I giovani nati in questo lasso di tempo, sono quelli che, con il progressivo innalzamento dei requisiti previdenziali, rischiano di andare in pensione a 73 anni. E che avranno carriere lavorative dislocate : quindi con frequenti periodi di disoccupazione, di conseguenza pochi contributi, e di conseguenza delle pensioni bassissime. Inoltre per tutti loro l’assegno sarà calcolato integralmente con il metodo contributivo, meno vantaggioso di quello retributivo dei loro genitori, perché basato esclusivamente sui contributi versati nel corso della carriera lavorativa e non anche sul livello di ciò che percepiscono a fine mese. Tuttavia, Palazzo Chigi arretra, fa sapere che la misura non è allo studio. Baretta insiste, parla di ipotesi di lavoro, di calcoli ancora in corso. L’idea c’è ma la sua fattibilità è tutta da verificare. Lo stesso Baretta ne aveva parlato la prima volta all’inizio di luglio, intervenendo all’ assemblea studentesca dei giovani del Partito democratico, lanciando una campagna partita sui social network con l’hashtag #riscattalaurea. Sul tavolo del governo c’è un’altra ipotesi: sulla prossima legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria da presentare in Parlamento dopo l’estate, si studia la cosiddetta pensione di garanzia. Un assegno minimo pagato dallo Stato a chi in futuro avrà una pensione così bassa, una sorta di pensione di cittadinanza, da contrapporre al reddito di cittadinanza caro al Movimento 5 stelle. La pensione di garanzia riguarderebbe tutti i giovani, non solo gli universitari .Ma nel governo resta la convinzione che più che di pensioni bisogna parlare di lavoro, che inevitabilmente manca, e se non si ha un posto, non si può percepire alcuna pensione.