“Ça c’est le Tour…”. Chiunque abbia seguito, anche solo una volta, la corsa francese conosce bene il refrain: “Questo è il Tour”, l’evento più fortemente e orgogliosamente francese che ci sia. Ogni partenza o arrivo di tappa ribadisce il primato della Grande Boucle sul resto del mondo a pedali. E non ce ne sarebbe bisogno: tutti, noi per primi, riconosciamo il Tour de France come la corsa più importante. Ma quello che sta accadendo in questi giorni non ci piace.
Tra ieri ed oggi erano previste due conference-call tra l’Uci, il governo dello sport mondiale, gli organizzatori e i corridori. Sul tavolo della discussione? Il nuovo calendario alla luce dei mesi già persi per l’emergenza virus con l’intera stagione dei Grandi Giri, del Mondiale e delle Classiche Monumento da concentrare in quattro mesi tra agosto e novembre. Ora che cosa ha fatto il Tour de France? Ha fatto sapere martedì la volontà di spostare la Grande Partenza dal 27 giugno al 29 agosto. E ieri, il presidente dell’Uci, David Lappartient, ha subito confermato e ratificato la scelta del Tour. Con un comunicato ufficiale ha “spostato” il Tour a fine agosto, ha confermato la settimana iridata di Aigle al 20-27 e ha collocato il Giro subito dopo il Mondiale e la Vuelta a seguire. Lappartient, ringraziando tutti per la disponibilità dimostrata, non ha però precisato le date di Giro (nella logica sarebbe dal 3 al 25 ottobre) e Vuelta. E allora ci viene un dubbio che chiediamo all’Uci e a Lappartient di fugare al più presto: non è che qualcuno, forse il Tour stesso, voglia riproporre la riduzione di Giro e Vuelta a 18 giorni, con un solo giorno di riposo? La risposta nostra e di tutti quelli che hanno a cuore la storia del ciclismo sarebbe un solenne NO!
Applaudiamo allo spostamento del Tour a fine agosto, perché sappiamo bene quanto sia importante per la salute del ciclismo e la sopravvivenza delle squadre che si corra in Francia. Ma consideriamo altrettanto importante che il Giro d’Italia non sia snaturato. Di più: noi chiediamo che venga rispettato un patrimonio italiano, come il presidente Lappartient, a parole, ci ha sempre garantito.
Gazzetta dello Sport