In un centro di accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, che ospita quasi 1.500 migranti, è scoppiata una rivolta dopo la morte avvenuta all’interno della struttura di una ragazza ivoriana di 25 anni. La ragazza si era sentita male verso le 8 di ieri mattina, ma i soccorsi sono arrivati solo dopo le 14. Gli operatori del centro, tra i quali due medici e un’infermiera, sono stati costretti a chiudersi dentro gli uffici amministrativi della struttura: intorno a loro i migranti bloccavano le uscite con falò e muri umani. I volontari sono stati liberati intorno alle due grazie all’intervento delle forze dell’ordine che hanno aperto una trattativa con l’aiuto di un mediatore culturale. Solo in mattinata è tornata la calma. Per ore gli operatori sono rimasti chiusi, senza luce e al freddo, in uno dei container all’interno della struttura. Il procuratore della Repubblica, Lucia D’Alessandro ha spiegato che la ragazza è morta in seguito a “una trombo-embolia polmonare bilaterale. Voglio sottolineare che è interesse della Procura divulgare la causa della morte per evitare che nella popolazione nasca la preoccupazione di possibili malattie ritenute pericolose per altri individui. Per questo motivo stiamo provvedendo a tutti i controlli relativi alle condizioni di salute degli ospiti della struttura”. La ragazza, Sandrine Bakayoko, era in attesa di ricevere una risposta alla sua richiesta d’asilo.