Roberto d’Angiò, detto anche il “Saggio”, nacque a Napoli nel 1278 e morì nella stessa il 16 gennaio del 1343. Investito di numerosi titoli fra cui re di Napoli dal 1309 al 1343, re di Sicilia, re titolare di Gerusalemme, duca di Calabria dal 1296 al 1309 e conte di Provenza e Forcalquier dal 1309 al 1343. Quando suo padre, Carlo II d’Angiò, morì, divenne re di Napoli e fu consacrato a Lione da Clemente V. In qualità di re, Roberto d’Angiò si distinse presto per il suo intelletto e per la sua audacia politica.Infatti , il bilancio storico del regno di Roberto può considerarsi positivo per quanto precede. Occorre però mettere in rilievo la sua scarsa comprensione per la problematica collegata alla Sicilia, intesa come la parte insulare del Regno, da lui sempre rivendicata e mai ottenuta. Roberto non riuscì mai ad individuare una soluzione che non fosse la conquista, o riconquista che a dir si voglia. Va anche detto che non fu certo il primo re di Napoli, né tanto meno l’ultimo, a sbagliare in tal senso. Frutto di tale politica conflittuale fu da un lato la progressiva ingerenza della Spagna sulla Sicilia e poi, inevitabilmente su Napoli, sia il depauperamento dei due Regni che pensarono più a combattersi che a svilupparsi, magari confederandosi per il controllo del Mediterraneo. Forse i tempi non erano maturi. Diede al Regno di Napoli una stabilità politica ed un benessere economico, incoraggiò l’arte e la cultura, ne è un esempio lo splendido complesso di Santa Chiara, edificato per suo volere e dove si trova la sua tomba di straordinaria bellezza. La leggenda vuole che la costruzione di Santa Chiara fosse il gentile omaggio del Re alla moglie Sancha di Maiorca, molto religiosa. Fu lo stesso Roberto a lasciar circolare la leggenda perché, come ogni Re in ogni tempo, voleva mostrarsi ai sudditi religioso ed affettuoso consorte. Roberto seguiva e controllava di persona i lavori nei cantieri di opere pubbliche del Regno, dove si spendeva denaro pubblico. Spesso veniva accompagnato dal figlio Carlo, duca di Calabria, primogenito ed erede al trono, che però nutriva idee diverse da quelle del padre sugli stili architettonici. Carlo era infatti sensibile alle nuove correnti che, abbandonata la scarna e essenziale architettura francescana, e si rifacevano ai modelli tradizionali del gotico classico e dei Certosini. Carlo nel 1325 fu il promotore della costruzione della Certosa di San Martino in Napoli, così come Tommaso Sanseverino nel 1306 della Certosa di San Lorenzo a Padula, nel 1338 si iniziò la Certosa di San Giovanni Battista a Guglionesi nel Molise, nel 1365 Giacomo Arcucci fece innalzare la Certosa di San Giacomo a Capri, nel 1394 si iniziò la Certosa di San Nicola a Chiaromonte.