Economia e Welfare

ROSTAN:” SULLE PERIFERIE MENO VISITE E ANALISI E PIU’ PROPOSTE E SCELTE CONCRETE.”

Ogni tanto qualcuno si sveglia e scopre le periferie napoletane o i quartieri a rischio del centro storico. Ci fa un tour. Magari in un finto incognito, poi posta la notizia sui social, ci mette i selfie e vuole dare il senso di un farsi carico, di un volerci essere, riuscendo però solo ad accompagnare al danno, la beffa.

Le periferie e i quartieri del disagio esistono tutti i giorni, e a tutte le ore. Sono lì con il loro carico di problemi irrisolti, di drammi che si trascinano, di questioni sociali aperte, e con le loro speranze sempre attive, con associazioni e volontari che danno battaglia, con un tessuto urbano che prova a muoversi.

Forse – sul versante delle istituzioni – sarebbe il caso di agire di più e parlare di meno. Lo si può chiedere a chi ha avuto responsabilità di governo e si candida a guidare una forza politica che quel governo ancora indirizza e che ha ambizioni per il futuro del Paese?

Forse sarebbe il caso di muovere più politiche e meno selfie. Lo si può chiedere a chi ha avuto l’opportunità di muovere atti, di agire, di indirizzare finanziamenti e lavoro sociale, e non è riuscito a smuovere sul serio la palude delle frasi di circostanze, delle visite di rito e dei progetti inesistenti?

Fare le cose – si sa – nell’era della politica come mero fenomeno comunicativo, non è più di moda. Conta più dire che fare. Almeno, però, ci potrebbe essere risparmiata la beffa della passerella. Le periferie napoletane, e quei pezzi di marginalità sociale interno al centro storico della città, sono soprattutto luoghi di solitudine politica. Le istituzioni – diciamoci la verità – non ci mettono piede. E e arrivano è solo per dare uno sguardo. Anche la commissione sulle periferie e sulla sicurezza della Camera, di cui faccio parte, qualche settimana fa è andata in visita in alcuni luoghi del disagio a Napoli. Ha incontrato operatori, si è fatta raccontare problemi, ha preso coscienza di drammi sociali. Ma poi? Ha invocato nuove politiche e chiesto ulteriore coraggio. Bene. Ma poco. Possiamo dire che forse questi tuor non sono più né utili né necessari?

Non è facendo due passi nei problemi che si dimostra la presenza dello Stato. Non è stringendo mani e scattando selfie che si attesta la volontà di agire. E’ operando sulle cose concrete.

Noi sappiamo ormai bene di cosa si ha bisogno: chi gira per la Sanità, o per Forcella, o per Scampia, o per Secondigliano, o per il Rione Traiano, ormai conosce la fisionomia del dramma, che è soprattutto sociale: lavoro, lavoro, lavoro. Poi scuola, servizi, welfare. Se non caliamo sui quartieri le risorse e i progetti, che cosa andiamo a portare in queste visite istituzionali? La pacca sulla spalla? La stretta di mano di incoraggiamento? Non servono. Anzi, temo che arrivati a questo punto, possano essere addirittura dannosi. Perché una cosa sola la gente avverte subito: la tua sincerità. Se dai la sensazione che vai in alcuni posti solo per una questione di comunicazione, di brand, di narrazione, e non per costruire qualcosa di vero, di tangibile, non solo non hai fatto nulla, ma hai fatto peggio. Quella tela già slabbrata di fiducia si strappa ancora di più, e un passo indietro sulla fiducia è un nuovo cammino verso il dramma.

Se non riuscite ad evitare il danno, almeno evitateci la beffa.

MICHELA ROSTAN (Deputato Art.1)

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