Sono cresciuta e vivo nell’area a nord di Napoli. Ne conosco i problemi, le difficoltà, e le straordinarie risorse. La guardo, ogni giorno, attraversandola, e mi sale al tempo stesso l’amarezza e il coraggio: la prima per le condizioni in cui è ridotta, la seconda per la battaglia che dobbiamo condurre per tirarci fuori dal degrado e ricostruire il nostro destino.
L’area a nord di Napoli è un pezzo significativo del perimetro dell’antica Campania felix. Qui c’erano terre fertili, clima salubre, ambiente intatto, mare pulito, il vento giusto per la maturazione dei frutti, l’aria necessaria a sanare le malattie, a curare le ferite. Da Cuma a Lago Patria, dal litorale all’entroterra, attraversando strade storiche come la Domiziana o la Via Appia, è corsa la storia dell’umanità. Si sono insediati imperatori romani, hanno partorito storie di miti, grandi scrittori; hanno sognato la trasformazione agraria, imprenditori volenterosi, pronti a investire nella vocazione turistica. Poi tutto si è sgretolato.
Il territorio è stato abbandonato nell’incuria. E’ diventato terra di nessuno. Discariche legali e illegali ne hanno segnato il destino. L’abusivismo edilizio ha saccheggiato gli spazi. Gli scarichi fognari fuorilegge hanno devastato il mare. Un terribile impasto di selvaggia speculazione, di degrado ambientale, di affarismo dei clan di camorra e di imprese corrotte ha fatto detonare tutto: di quella storia millenaria, sono rimaste le vestigia; di quei sogni, gli scheletri.
Oggi, l’area nord è un grosso agglomerato di case, persone e problemi. Le identità territoriali, che erano fortissime, sono state travolte dalla crescita edilizia senza misura e senza criterio. La vivibilità è stata annientata dall’assenza di una visione urbanistica, dallo smantellamento di una rete di servizi.
Oggi le condizioni di enorme difficoltà sono sotto gli occhi di tutti. I problemi vengono da lontano, da anni di cattiva gestione, di abbandono, di complicità. Siamo un’area densamente abitata eppure priva di servizi: biblioteche, teatri, cinema, impianti sportivi. Mille carenze. Per non parlare dei trasporti, sia su gomma che su ferro. E permane l’emergenza ambientale: le bonifiche arrancano, le ecoballe sono ancora a Taverna del Re, le soluzioni sembrano confuse, il degrado avanza.
Possiamo rassegnarci a tutto questo? Io dico di no.
Dobbiamo lottare, perché lo spazio per rilanciare la speranza c’è. Io ne sono convinta.
Qualcosa si muove già: 64 milioni di euro della Regione Campania per il progetto “Bandiera blu del litorale Domitio”. Altri stanziamenti per il potenziamento dei depuratori, la prospettiva di recuperare la totale balneabilità della costa. Ma bisogna fare di più: le bonifiche, subito. La rimozione di tutte le ecoballe. Il rilancio del Lago Patria, per le Universiadi 2019. La rielaborazione di un progetto per il turismo. Il controllo del territorio. La riqualificazione abitativa. Il rilancio dei servizi. Io intendo spendermi su questi obiettivi, e confido in un lavoro di gruppo. Ho lanciato su Facebook un appello ai cittadini, per aprire un dibattito e costruire insieme un dossier da portare sui tavoli istituzionali. Credo che, ciascuno per la sua parte, si debba lavorare con un solo obiettivo. L’area a nord di Napoli torni ad essere Campania felix. Torni ad essere degna della sua storia, dei suoi sogni.
Michela Rostan