L’elezione del nuovo sindaco londinese è una notizia di quelle che si scrivono con la N maiuscola. A parte il fatto che la scelta del sindaco di una città così importante come Londra è sempre una grande notizia, qui stiamo parlando addirittura di un vincitore musulmano. Il che, com’è facile intuire, cattura l’attenzione per molti aspetti.
Sadiq Khan, 45 anni, è avvocato per i diritti umani, nato in Inghilterra da genitori emigrati dal Pakistan, ed è un musulmano praticante. Un fedele convinto. E già questo non è un fatto di poco conto – ma ci torneremo tra poco. Forse a destare meno interesse tra i vari elementi della sua biografia è l’ascesa sociale che lo ha portato dalla condizione economica di chi vive con lo stipendio di un autista di autobus e una sarta a diventare primo cittadino d una capitale del calibro di Londra. Insomma, già un dato che ti riempie di ammirazione, come accade quando hai di fronte a te uno che si è guadagnato da solo quel che ha avuto.
Ancora più importante, è che Sadiq Khan proviene dal partito laburista, vale a dire il partito di centrosinistra britannico, una cosa che può far sgranare gli occhi a qualcuno. Già, perché quando si parla di musulmani, almeno di questi tempi, si corre subito con la mente all’intolleranza religiosa e alle vedute ristrette. Invece no, Sadiq Khan appartiene a quella stessa sinistra che ha votato a favore dei matrimoni omosessuali, come lui stesso ha fatto in qualità di parlamentare.
Nulla a che vedere con i musulmani che la fetta più violenta di loro ci ha fatto conoscere. Da questo punto di vista, la vittoria di Khan alle elezioni ha un non so che di miracoloso, perché è riuscita a mostrare con convinzione l’altra faccia dell’islamismo, ed è una faccia che ci piace molto di più. Va da sé che questa vittoria, per quanto si tratti del primo sindaco musulmano nella storia della città, va anche messa in correlazione con la composizione etnica della capitale inglese.
Gli abitanti della città, infatti, ammontano a quasi 9 milioni, di cui oltre il 12% professa la religione musulmana, e un altro 10% appartiene a religioni diverse dal cristianesimo, senza contare che la comunità pakistana è numerosissima, quella indiana ancora più numerosa, ed anche i cittadini di origine srilankese, bangladese, nigeriana o keniota non scherzano. Un impasto multietnico più composito di così è difficile da trovare altrove. A pensarci bene, era solo questione di tempo prima che sulla poltrona di sindaco si sedesse un cittadino che non fosse né bianco né cristiano.
Ma l’elezione di Sadiq Khan, che col 44% dei voti ha vinto sull’avversario conservatore Zac Goldsmith (arrivato al 35%), fa riflettere proprio a partire da questo dato, dalle sue origini e dalla religione. Lo scenario politico internazionale, negli ultimi mesi, è stato in parte dominato dalla campagna elettorale negli Stati Uniti, dove il repubblicano Donald Trump attrae consensi (o indignazione, a seconda dei casi) per la sua malcelata diffidenza verso gli immigrati. E il punto è questo: Londra è probabilmente la principale città d’Europa, se non altro una capitale della cultura, dello spettacolo, della moda e il più importante centro finanziario del mondo insieme a New York. Da una città come questa, arriva il segnale forte e dirompente che un’altra politica è possibile, ma soprattutto che un’integrazione è possibile, dal momento che, per vincere, Khan deve aver avuto anche i voti della comunità bianca e/o cristiana, o almeno di una parte di essa.
Da parte sua, Sadiq Khan ha sempre confermato quanto le posizioni degli estremisti lo ripugnino, e che la lotta al terrorismo è uno dei punti fermi del suo programma. E se Londra ci ha creduto, forse possiamo farlo anche noi.