La disponibilità del nuovo presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, alla ridiscussione del trattato di Dublino sul diritto d’asilo “sarebbe auspicabile: noi lo chiediamo da anni”. A dirlo è il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, secondo il si augura però “che non sia un modo per cambiare la forma e lasciare intatta la sostanza, cioè che i migranti che arrivano in Italia ci restano”.
In un’intervista a La Stampa, il leader della Lega sottolinea che “oggi siamo nel 2019 ed è chiaro a tutti che” il trattato di Dublino così com’è ora “non ha più senso”.
Sul settore e sul nome del possibile commissario Ue italiano, Salvini spiega quindi che “i più interessanti sarebbero il Commercio, la Concorrenza e l’ Agricoltura. Non so però cosa avremo, c’è molta diffidenza verso la Lega, benché abbia vinto le elezioni”.
Riguardo alla sua volontà di “staccare la spina” al governo, il vicepremier chiarisce che “si stacca se si litiga soltanto. Noi facciamo anche delle cose e delle cose buone. Però confesso che faccio sempre più fatica. Se gli attacchi vengono dalla sinistra, fa parte del gioco. Se arrivano dagli alleati, è grave”.
A infastidirlo maggiormente è soprattutto il fatto che “si dica sempre ‘no’ e si cerchi sempre di bloccare tutto”. Poi cita le trivelle petrolifere: “Ho qui il dossier. Da qui al 2030, il settore vale 13 miliardi di euro e interessa 100 mila lavoratori e 57 imprese. E tutto è bloccato dal ministro dell’Ambiente, Costa”. Un altro esempio è la Gronda di Genova: “Si sono già fatti gli espropri, i soldi ci sono, i genovesi l’aspettano e Toninelli sta bloccando tutto”.