“Nella mia attività di Garante dei detenuti sempre più frequentemente mi imbatto in problematiche relative all’accesso ai servizi delle Poste italiane da parte della popolazione detenuta. Devo purtroppo registrare una situazione di estrema incertezza e di sostanziale disinteresse, che si riflette negativamente sulle legittime richieste da parte delle persone private della libertà. Ad esempio, un caso che mi è stato sottoposto di recente aveva a che fare con l’impossibilità per una persona detenuta di delegare la propria moglie a richiedere la sostituzione di una carta Poste Pay. Secondo l’ufficio delle Poste competente, a tale richiesta avrebbe dovuto provvedere di persona il detenuto. Di fronte a una risposta così ferma mi sono chiesto se sia mai possibile che per una operazione del genere sia necessario fare richiesta al magistrato di sorveglianza perché consenta alla persona detenuta di recarsi fuori dal carcere, con tutte le difficoltà organizzative che questo comporta. Così ho provveduto a contattare diversi dirigenti, locali e nazionali di Poste italiane, per tentare di trovare una soluzione, e ho potuto toccare con mano la situazione di incertezza sia normativa sia applicativa che accompagnano queste situazioni. È evidente come tutto ciò impatti in maniera particolarmente negativa sulle già difficili condizioni di vita detentiva. Rivolgo pertanto un pubblico appello a Poste Italiane e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria affinché sia rivolta maggiore attenzione nella prestazione di servizi essenziali anche e soprattutto nel momento in cui questi riguardino la popolazione carceraria.”. Questo quanto dichiarato dal Garante campano delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello, che quotidianamente riceve segnalazioni riguardanti i disagi che molto spesso investono la popolazione detenuta, anche per i più elementari bisogni.