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Santa Maria Capua Vetere: preoccupazione dei Garanti territoriali

Quanto avvenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere è oramai noto a tutti :nell’aprile 2020 i detenuti inscenarono una protesta pacifica, spaventati alla notizia del primo caso di positività tra le persone recluse, per chiedere dispositivi di protezione allora del tutto assenti. A protesta oramai rientrata, si registrò un’irruzione di più di 200 agenti a volto coperto nel Reparto Nilo dell’istituto casertano, che portarono avanti quella che si sta rivelando una vera e propria mattanza, una spedizione punitiva.

Quanto emerso dagli impianti di videosorveglianza e dalle chat intercorse tra gli agenti coinvolti ha portato alla disposizione di ben 52 misure cautelari a carico di numerosi componenti il corpo di polizia penitenziaria che parteciparono alle violenze, e tra queste diverse misure interdittive della pubblica funzione.

Grande preoccupazione è stata espressa dai Garanti territoriali che, in un comunicato stampa diffuso nella giornata del 30 giugno, hanno ribadito la necessità di tutelare la vita, la dignità umana e l’incolumità personale delle persone detenute. Fondamentale è risultata proprio la figura del Garante campano delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello, dal cui esposto, presentato a seguito di colloqui intervenuti con detenuti e familiari degli stessi, hanno preso avvio le indagini, che hanno portato la Procura a contestare gravissime fattispecie delittuose.

I Garanti, nella nota diffusa, pur elogiando nel suo complesso il lavoro portato avanti dal corpo di polizia penitenziaria, hanno messo in luce quanto sia necessaria una più incisiva formazione professionale dei poliziotti e di tutto il personale penitenziario alla stregua di modelli culturali, criteri e metodi in grado di inibire alla radice il possibile manifestarsi di una mentalità contrappositiva e di atteggiamenti aggressivo-ritorsivi nei confronti della popolazione detenuta. Ricordiamo infatti che agli agenti non è attribuito il solo compito di custodia e vigilanza, ma anche quello di partecipazione all’opera rieducativa nel suo complesso.

La Conferenza dei Garanti territoriali ha quindi in conclusione espresso tale proposito: “Piuttosto che occasione di una ingiustificata e ingenerosa critica a tutto campo, quanto accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dovrebbe, allora, costituire motivo di una rinnovata attenzione politico-istituzionale verso l’intero pianeta-carcere. Ciò ad un duplice, auspicabile scopo. Da un lato,  per promuovere quelle iniziative e realizzare quegli interventi che appaiono da tempo necessari per riorganizzare e rendere più moderna ed efficiente l’amministrazione penitenziaria; e, dall’altro, per riprendere il cammino delle riforme, la cui interruzione ha finito col provocare non solo una situazione di stallo, ma anche una delusione di aspettative foriera – a sua volta – di effetti ulteriormente pregiudizievoli nell’esperienza quotidiana di quanti vivono il carcere da reclusi, o vi espletano a vario titolo attività funzionali.”

La necessità dunque di avvicinare il carcere a ciò che esso appare nella Costituzione: un luogo umano e vivibile, in cui sia realmente possibile vivere un percorso di risocializzazione.

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