Giovanissima e dotata di una grinta fuori dal comune, Sarah Dei Tos, dopo gli studi in economia, ha deciso di dedicarsi al prosecco e non solo: ecco la sua storia, raccontata a Tgcom24.
Ciao Sarah, è un periodo particolare per un’intervista.
Vero, però l’attività va avanti. In questo momento mi sto occupando di comunicazione e promozione attraverso i canali social, una esperienza interessante.
Il Coronavirus ci obbliga a stare a casa, quindi abbiamo tempo per conoscerti: raccontami di te.
Sono figlia di imprenditori, mio padre ha un’azienda che si occupa di rivestimenti in legno per pavimenti. Andando nel bosco con lui per la scelta dei legni, ho imparato ad apprezzare e ad amare la natura, un fil rouge che ha sempre caratterizzato la mia vita. Da ragazza credevo che avrei lavorato con lui, quindi dopo la maturità linguistica ho frequentato la facoltà di Economia e Commercio in Bocconi e al termine degli studi ho approfondito le tematiche di business con un Master in Management a Notthingham. Conosco tre lingue, oltre all’italiano l’inglese, lo spagnolo e il tedesco, così mi sono occupata dell’export nell’azienda di famiglia per un paio d’anni, ma non era la mia passione.
In realtà, la tua passione è la vigna.
E’ proprio così. Mio nonno aveva le vigne e ci ha sempre coinvolto nella vendemmia e nella cura delle viti. Inoltre, per lavoro mio padre si recava spesso in Francia nella zona dello Champagne, un territorio magico. Inutile dire che da sempre il mio cuore è stato stregato dal vino e dal prosecco: ecco perché a un certo punto ho deciso di dedicarmi totalmente al vigneto e alla produzione di una mia etichetta, “La vigna di Sarah”.
Non è stato facile, però.
No, non lo è stato. Ricordo che alla prima vendemmia, quando ho iniziato a occuparmi della vigna e dopo aver sentito il parere dell’enologo, avevo chiamato i terzisti per la raccolta, ma fui messa in lista d’attesa, diciamo così, col rischio che il raccolto perdesse in qualità e quantità. Decisi quindi di fare da me: pubblicai una inserzione su Facebook cercando giovani che avessero voglia di darmi una mano e ottenni un risultato al di là delle aspettative. All’appello risposero in tantissimi, fu una grande festa e io divenni una case history: era l’agosto del 2012 e io fui la prima a cercare manodopera su un social network.
Non ti sei fermata qui.
Non mi bastava fare il vino, volevo un vino rispettoso dell’ambiente. Ecco perché ho puntato sul biologico: una scelta non facile, ma che ho fortemente voluto e della quale sono molto fiera. Trasformare un vigneto secondo i criteri del biologico vuol dire mettere in conto minori quantità di prodotto e rivedere i processi di fermentazione. Non potendo usare pestici o diserbanti, ma solo il rame per proteggere le viti dalla peronospera, una malattia gravissima causata da un fungo che penetra nelle cellule vegetali e che colpisce le foglie, i germogli, le infiorescenze ed i grappoli della vite, bisogna mettere in conto un lavoro molto faticoso perché le piogge portano via il rame, che va ripassato. Inoltre, non c’è diserbo, ma si utilizzano i fiori e il terreno viene lavorato per tenere lontane erbacce e infestanti. Il vino che si ottiene da una vigna ecologica è più naturale perché senza componenti chimiche: la fermentazione si avvia da sola e più velocemente perché l’uva ha già in sé i batteri necessari. Dopo la quarta vendemmia, si può essere certificati “bio” e io ormai lo sono da due anni: una bella soddisfazione, lo ammetto.
Non solo vino: hai anche pensato all’accoglienza, mi pare.
Sulla cima della collina dove si trova il vigneto, che si chiama Col de Luna, mio nonno aveva una vecchia abitazione e ho pensato potesse essere l’ideale per far soggiornare le persone che amano la natura, i vigneti e lo splendido panorama delle colline di Conegliano-Valdobbiadene, dichiarate Patrimonio dell’Umanità Unesco da luglio dell’anno scorso. Ho ristrutturato la dimora ricavandone un agriturismo con tre camere, che però si sono rivelate insufficienti rispetto alla domanda, che arriva soprattutto dall’estero. Ho quindi pensato di integrare gli alloggi con due Lunotte (acronimo di “luna” e “notte”), ovvero camere ottenute all’interno di botti di larice, che offrono un’esperienza davvero unica e ricca di fascino.
Cosa mi dici dei “Grappoli di Luna”?
Oltre che al biologico, sono interessata anche alla biodinamica, una dimensione un po’ più spirituale e mistica della coltivazione. Uno degli elementi fondamentali, per esempio, è l’influsso della Luna sui raccolti e sulle pratiche agricole; ecco perché ho ideato i “Grappoli di Luna”, ovvero la possibilità di vendemmiare durante la notte di luna piena. Si tratta di un’esperienza incredibilmente suggestiva, che tra l’altro è perfetta per la fermentazione, in quanto di notte la temperatura è più bassa e quindi l’uva arriva integra nelle botti e non inizia la fermentazione sul trattore, come invece accade di giorno. Tuttavia è un processo molto costoso, pensiamo solo all’utilizzo delle fotoelettriche per illuminare la vigna, e quindi si tratta di una possibilità destinata a pochi.
Sei giovanissima e già imprenditrice di successo: come hai fatto?
La mia testardaggine e la mia determinazione, dettate da una profonda passione, sono state determinanti. Quanto alla dimensione economica, ammetto di essere stata supportata dai miei genitori e anche di essere riuscita a ottenere dei finanziamenti dalla Regione Veneto per la conversione al biologico.
In tutto questo, la vita privata trova spazio?
Assolutamente sì! Io e mio marito abbiamo due meravigliosi bambini: Leonardo, sei anni, e Alessandro Bruno, tre. E’ anche per loro che ho deciso che l’ambiente doveva essere rispettato e quindi ho deciso di dedicarmi al biologico, pure nell’orto dove coltiviamo verdure e ortaggi. Nella vigna circolano liberamente anche le galline e le loro uova, rigorosamente bio, vengono molto apprezzate nella zona, così come il nostro olio extravergine di oliva e le confetture artigianali, quella di pesche e Grappoli di Luna e quella fragole e Grappoli di Luna, assolutamente squisite!
Hobby?
Mi piace montare a cavallo, ho fatto gare di endurance, cioè corse di resistenza, piuttosto impegnative con percorrenza fino a 120 km, per le quali occorre molta preparazione e anche molto tempo da dedicare, che adesso non ho; in generale direi che amo la vita all’aria aperta e poi leggere, soprattutto i libri di genere fantasy.
Una chicca per i nostri lettori?
Non amo l’isolamento e spero davvero che questa situazione si sblocchi prima possibile; nel frattempo ogni sera alle 18 faccio una diretta Instagram sul mio profilo “La Vigna di Sarah” che ho chiamato proprio così, ”La vigna in diretta”: un aperitivo virtuale per non perdere il contatto con chi ama il buon vino e le nostre specialità.