Marco Sarracino è l’esempio di come anche i giovani possono fare politica. Classe 89, dal 2013 è il più giovane membro della Direzione Nazionale del Partito Democratico, “in quota Civati”. Fino a qualche giorno fa è stato Segretario provinciale dei Giovani Democratici in Campania, carica da cui ha deciso di dimettersi. Le motivazioni ha scelto di pubblicarle sulla sua pagina Facebook, dove ha spiegato di aver lasciato il segretariato a causa di “contestazioni ricevute a causa della partecipazione dei GD alla manifestazione di Sabato a Roma e, del quadro che si sta delineando in vista delle prossime elezioni regionali in Campania. La situazione del Partito Democratico, sia a livello nazionale che a livello regionale, è sempre più ambigua, al suo interno sembra si siano create due sinistre divergenti, chi segue Pippo Civati e chi il Premier Matteo Renzi. La scelta delle larghe intese, adottata dal Presidente del Consiglio, non è condivisa da Civati e dai suoi seguaci.
Con Marco Sarracino, giovane collaboratore di Pippo Civati, abbiamo parlato di questa complicata situazione all’interno del PD.
Tu sei un po’il punto di riferimento di Pippo Civati, ultimamente si discute molto della sua pozione all’interno del Partito Democratico, viste le sue opinioni discordati con Renzi, si parla di un suo possibile abbandono del partito, quali sono gli umori che si respirano, pensate di restare all’interno del PD o di andar via?
«Al momento non abbiamo alcuna voglia di andare via. Il PD è casa nostra, di certo, però, gli umori soprattutto dei più giovani non sono ottimi e le scene di questi ultimi giorni come, la contrapposizione Leopolda – Manifestazione del sindacato, o le manganellate agli operai di Terni non agevolano la situazione: è evidente che la natura del Partito Democratico sta cambiando, ma non tutti sono d’accordo a ritrovarsi nella stessa forza politica di personaggi come Serra».
Civati ha più volte dichiarato che la posizione di Renzi è più vicina alla destra che alla sinistra, tu cosa hai da dire?
«Se è per questo Civati e altri parlamentari hanno appena votato contro “lo sblocca Italia”, altri suoi colleghi sono usciti dall’aula, insomma ripeto, il clima non è dei migliori. Inoltre esistono evidenti errori sulla delega al governo per la riforma del mercato del lavoro: non è tagliando i diritti o generando una lotta tra padri e figli che si generano nuovi posti di lavoro. Renzi pare gioisca che il posto a tempo indeterminato non esista ormai quasi più, quasi come se ignorasse che dietro i numeri del mercato c’è la carne viva delle persone. Per non parlare poi della riforma del Senato, ancora devo capire perché abbiamo deciso di ridurre i diritti di partecipazione alla vita democratica, costruendo una camera che non può essere eletta dai cittadini. Magari le spiegazioni saranno contenute all’interno del patto del Nazzareno».
Il 14 dicembre ci saranno le primarie per le Regionali in Campania, voi siete contrari a una possibile alleanza del Partito Democratico con il Nuovo Centro Destra e gli ex cosentini ani, qual è la strada da imboccare secondo voi?
«La strada è semplicissima, abbiamo sempre ribadito il nostro parere negativo riguardo le larghe intese. Inoltre c’è da aggiungere che NCD e il centrodestra in Campania non è composto da teneri agnellini, bensì da soggetti politici che ancora oggi governano con Stefano Caldoro e chiudono accordi con Cosentino e Cesaro. Insomma, siamo di fronte alla realtà locale di NCD peggiore del paese. Occorre quindi ritornare a quello che molto semplicemente definisco “schema tradizionale”, riunificando tutto ciò che esiste alla sinistra del PD, partendo dalle esperienze territoriali politiche e associative più innovative, e ce ne sono tante. Inoltre abbiamo già testato con mano lo schema PD-NCD, è successo a Torre del Greco, il risultato lo ricordano ancora tutti».
Quali, quindi, i possibili candidati alle primarie?
«Girano tanti nomi, e credo che tutti abbiano il diritto di potersi candidare. Chi oggi chiede il superamento delle varie proposte politiche già in campo, ha la responsabilità di creare una candidatura e di farla competere alle primarie. Abbiamo il dovere di tenere il partito unito alle elezioni, dovrebbero capirlo innanzitutto tutti quelli che oggi pur controllando il PD si rifugiano sotto l’ombrello del renzismo dilagante».
Conosciamo la situazione attuale del Comune di Napoli, indipendentemente dalle dimissioni del Sindaco, quali iniziative dovrebbe mettere in campo il PD per recuperare la fiducia dei cittadini verso la rinascita della città di Napoli?
«Oggi il sindaco è stato reintegrato, e questa è una buona notizia per la città. Non ho mai pensato che gli avversari politici si dovessero battere con le sentenze, bensì con la politica. Come recuperare consenso nelle periferie, Bagnoli e il porto sono i tre temi sui quali il PD dovrebbe avviare una proposta politica lungimirante, che non si fermi alla solita conferenza stampa che non ha mai portato a nulla. Nell’ultimo anno c’è stato un evento che ha riconnesso il Partito Democratico con i cittadini napoletani, ed è stata la festa de L’unità organizzata dai Giovani Democratici, un esempio concreto di come la nostra forza politica debba ritornare a discutere e confrontarsi viso a viso con la città».
Quale figura vedresti come possibile candidato a Sindaco di Napoli?
«Vale lo stesso discorso fatto per le regionali. Chiunque voglia candidarsi lo faccia. Chi avrà la migliore proposta politica per la città, una volta vinte le primarie, sarà il legittimo candidato di tutto il centrosinistra».