Napoli, siamo nel “Covid Time” , in questo particolare momento storico, dove a farla da padrona è la Pandemia, non pochi intellettuali prendono posizione sui rapporti tra Scienza e Fede, due particolari pensieri in termini di coronavirus-19 sono giunti dalla Chiar.ma Prof.ssa Maria Rosaria Romano PHD in Bioethics and Medical Humanities, docente di Bioetica della Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale, presso l’ISSR INTERDIOCESANO di CAPUA, IFT UNESCO Chair in Bioethics (Haifa) Ideatore e Coordinatore del Progetto Sociale “International Bioethical Research and Human Rights” a Capri, e dal famoso Scienziato italo-americano, il Prof. Antonio Giordano, Direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine e del Centro di Biotecnologia nel College of Science and Tecnology della Temple University di Philadelphia(USA). Autore di alcune tra le più importanti scoperte degli ultimi anni nel campo della ricerca contro il cancro, Professore di Anatomia e Istologia Patologica Università di Siena, Nuovo Presidente FONICAP (Forza Operativa Nazionale Interdisciplinare contro il Cancro al Polmone), Rappresentante del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, Comitato dell’Istituto Superiore di Sanità. Il confronto sul rapporto tra: Scienza e fede ai tempi del Coronavirus, torna con forza, acquistando un’importanza cruciale per questa nostra società. La Prof.ssa Romano in un suo pensiero: «Il nuovo nemico dell’essere umano, il Covid-19, un virus (si spera che non stia mutando in altre forme!) che si sta diffondendo con velocità mai registrate a livello globale, al punto da generare una pandemia. Esso (non è un Egli, non essendo un vivente, né avendo il DNA!) c’interroga non soltanto a livello esistenziale (perché tanto male abbatte persone di ogni età e condizione?). Ci fa porre infatti tante altre domande di ordine scientifico: struttura genetica del virus, sue capacità di trasferimento da uomo a uomo, sue eventuali mutazioni, sua potenzialità di diffusione nello spazio-tempo, possibilità di un vaccino, di strumenti per diagnosticare precocemente la malattia, reparti medici idonei per le terapie pre-intensive e intensive… A provocare la malattia». Come ci spiega il Prof. Antonio Giordano: «è il COVID-19” (dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per Disease (Malattia) e “19” indica l’anno in cui si è manifestato), un virus appartenente alla famiglia dei coronavirus, la cui origine non e’ conosciuta con certezza anche se si pensa che il suo “serbatoio” risieda nei pipistrelli e i cui sintomi sono: febbre, stanchezza, tosse secca, indolenzimento, dolori muscolari, congestione nasale, mal di gola, diarrea e, in alcuni casi, perdita del gusto e/o dell’olfatto. I sintomi sono generalmente lievi possono aggravarsi con il trascorrere dei giorni e nei casi più gravi, il virus puo’ causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e, come continuiamo a vedere, la morte». La spiegazione del Prof. A. Giordano, uno tra i più autorevoli e famosi Scienziati nel mondo pur così precisa e informata, resta una “spiegazione scientifica”, ovvero una teoria che interpreta i fenomeni osservabili e li riconduce alle spiegazioni disponibili sul piano statistico, biologico e medico. La Prof.ssa Romano, ha continuato «Le risposte scientifiche, pur indispensabili per conoscere e curare, aprono esse stesse a ulteriori domande di senso, tipiche delle filosofie e delle religioni. Alle domande inascoltate del biblico Giobbe sul perché di quella valanga di mali, abbattutasi sui suoi beni, i suoi cari, il suo corpo; alle domande moderne della teodicea che, dopo il tremendo terremoto di Lisbona, portò su un ideale banco degli accusati il Creatore stesso (perché l’orologiaio cosmico ha fatto un ingranaggio che impazzisce?), si aggiunge ora la domanda contemporanea: perché la Causa prima e creatrice di tutto non fa nulla per arginare tante morti, tanto dolore, tante solitudini, tanti timori economici e finanziari? È l’antico interrogativo sul senso del male, quello non causato direttamente dalla cattiveria degli uomini, ma dai processi del Biosistema, di cui siamo parte integrante in questa nuova solidarietà riscoperta tra noi e l’ambiente, che ci è stata ricordata da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si sulla cura della casa comune. La causa scientifica della malattia non è totalmente un mistero, ma la malattia nella sua accezione più antica, abbinata a tanta sofferenza, interpella davvero il Mistero della nostra Vita! Lo sperimentiamo conoscendo in maniera virtuale, ma reale, di tanti morti in solitudine senza neppure il conforto di una carezza o di una preghiera di un Ministro Sacro; Se ne va una generazione, quelli del boom economico che col sudore hanno ricostruito la nostra nazione così com’è, regalandoci quel benessere di cui abbiamo “impunemente approfittato”. Se ne vanno i nonni, memoria storica dell’Italia, patrimonio della intera umanità. E noi tutti e l’Italia intera, sentiamo il dovere di dirvi: GRAZIE, accompagnandovi in quest’ultimo viaggio con “60 milioni di carezze”! Un po’ di Scienza allontana da Dio, ma “molta Scienza” riconduce a Lui! Espressione di Monsieur Louis Pasteur, che esprime la sintesi della sua esperienza del rapporto tra Scienza e Fede. Cattolico di fede robusta e grande scienziato francese, padre della microbiologia, fu il primo a formulare questa paradossale conclusione. E il santo papa Giovanni Paolo II lo ripetette alla fine degli anni Novanta del Novecento, scrivendo di Scienza e Fede come di due Ali per volare verso il Vero. La Fede, intesa come dono dall’alto, mette le ali alla speranza buona della Scienza, gettando lo sguardo oltre gli ostacoli quotidiani, e la Scienza consente alla Fede di camminare sulla terra senza inciampare negli scogli, cadere e farci del male nelle difficoltà di ogni giorno. Di fronte a cremazioni di massa e bare di cartone, la tentazione di rompere il filo della ragione e del realismo è forte. La tentazione di disperare nella stagione delle chiese inaccessibili e della distanza sociale, ci fa talvolta pensare che neppure un Dio ci possa salvare. Chi ha creato te senza te, non salverà te senza te, affermava Agostino di Ippona, riconducendo insieme, a Dio e a noi, le vie di salvezza. Dio non vuole il male delle sue creature, ma lo “permette” avendo posto in essere delle realtà autonome da lui, spiegava Tommaso d’Aquino nella prima parte della sua Somma di teologia. Il Padre non può abbandonare sulla croce il proprio Figlio, quasi fosse un vampiro che si placa col suo sangue innocente. Risuonano nella mia mente le parole del Proemio della Fides et ratio: «La Fede e la Ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso». Non è questo che deve ripetere la “vecchia” etica medica di orientamento cattolico, oggi Bioetica? «Non ha dunque motivo di esistere competitività alcuna tra la Ragione e la Fede: l’una è nell’altra, e ciascuna ha un suo spazio proprio di realizzazione» (FR 17). Con un’immagine potremmo dire che la Scienza vede con gli occhi della verificabilità empirica e la fede vede con gli occhi della Rivelazione, a cui affida il proprio senso ultimo e la propria serenità fatta di speranza e certezza cristologica. Non è compito della scienza la ricerca delle cause, delle proprietà e dei principi trascendenti, primari e ultimativi, essa studia il “come” Per cui è la rivelazione che offre il compimento che manca alla conoscenza scientifica: il perché tutto accade, oltre alla conoscenza delle leggi che sottendono all’accadere. Il rapporto tra Scienza e Fede non è: un “aut aut” ma è un “et et”. Tale visione accoglie la razionalità scientifica, anzi, la riconosce come uno dei doni più grandi che il Creatore ha fatto all’essere umano: la libertà e l’intelligenza. Sì, «gli Scienziati ci forniscono una crescente conoscenza dell’universo nel suo insieme e della varietà incredibilmente ricca delle sue componenti, animate ed inanimate, con le loro complesse strutture atomiche e molecolari» (Fides et ratio, n. 106). Ma il progresso integrale richiede una saggezza integrale.
A cura di Raffaele Fattopace