Cultura

“Sei sempre responsabile dello stupro che subisci”. Violenza sessuale, perché si tende ad incolpare la vittima

Di fronte alle sentenze dei giudici che condannano il branco di aggressori, molte persone si domandano perché a volte si tende a incolpare la vittima e ad attribuirle parte della responsabilità. Ricapitoliamo: se indossi i jeans non è possibile che ti abbiano stuprato (Cassazione, sentenza numero 1636-1999); se non urli con vigore ma dici solo ‘No’ (e nemmeno a voce molto alta) non è possibile che ti abbiano stuprato (tribunale di Torino, 2017); se si tratta di tuo marito e il rapporto è ‘completo’ non è possibile che ti abbiano stuprato (Cassazione, sentenza 2014); se hai bevuto e non sei stata costretta a ubriacarti il fatto che abbiano abusato di te non costituisce una aggravante, (Cassazione, sentenza 32462, 2018). Giriamola come si vuole: nella maggioranza dei casi le donne se la vanno a cercare e lo stupro è colpa loro, come con leggerezza amara sostiene il gruppo indiano Aib nel loro video “It’s your fault”.  Il ribaltamento da vittima a responsabile della violenza accade solo nel caso di violenza sessuale: mai in altre fattispecie di reato, e questo dovrebbe farci riflettere, così come dovrebbe preoccupare un paese civile se la sua giustizia sentenzia in questo modo. Bere fino a stordirsi, rischiare di essere preda di altri, è un errore tragico, ed è indispensabile che l’educazione che impartiamo ai nostri figli e figlie sia rigorosa e attenta a sottolineare di non abusare mai di sostanze che mettano in pericolo la lucidità.

Ma come è possibile che, se si tratta di violenza sulle donne, questo ripugnante abuso diventi quasi sempre un boomerang che colpisce la vittima e mette in ombra le responsabilità dell’abusante? Il movimento MeToo l’ha messo in luce: è come se alla donna venisse richiesto di fare qualcosa per evitare l’aggressione.

 

Un’indagine aveva rivelato che, sorprendentemente, sono proprio le generazioni più giovani, i ragazzi tra i 16 e i 19 anni, nel 33% dei casi, a incolpare più spesso le donne per le aggressioni che subiscono. Il 6% di loro crede che la vittima sia completamente e principalmente responsabile, se ubriaca.

Per 20 su 100, è «un po’ responsabile». Tra quelli di età compresa tra 25 e i 44, circa il 23% ritiene che una persona che ha bevuto sia almeno in parte responsabile: c’è ancora molta strada da fare, quando si tratta di affrontare le molestie sessuali. In tutti gli ambienti.

Adesso una nuova ricerca, basata su due studi, ha rivelato l’impatto dell’empatia mal riposta, quella verso l’aggressore. Le donne sono generalmente riluttanti a presentare denuncia per molestie sessuali, anche perché quando lo fanno, spesso incontrano persone che le guardano con sospetto. Per evidenziare questi diffusi atteggiamenti di colpevolizzazione della vittima e il lato oscuro dell’empatia che li alimenta, i ricercatori hanno completato due studi.

Nel primo, i partecipanti hanno dibattuto su una vignetta che raccontava una molestia subita da una studentessa da parte di un compagno. Gli uomini, più delle donne, hanno incolpato la vittima: i ricercatori hanno interpretato questa tendenza chiamando in causa la maggiore empatia per il maschio, e non la minore empatia per la vittima, femmina.

Nel secondo studio, ai partecipanti è stato chiesto di analizzare la stessa vignetta e concentrarsi sul punto di vista di un uomo o di una donna nella stessa situazione. Sia le femmine che i maschi, però, tendevano a focalizzarsi sulla prospettiva del colpevole, dimostrando di nuovo una maggiore empatia verso gli uomini. E ancora una volta, concentrarsi sulla prospettiva dell’uomo portava a incolpare maggiormente la donna.

«È opinione diffusa che la mancanza di empatia per le donne spieghi perché le persone tendono a incolpare le vittime, ma in realtà abbiamo scoperto che la maggiore empatia per i molestatori uomini è una spiegazione più coerente», dicono i ricercatori. È importante notare che, nel complesso, non si dà molta colpa alle vittime, ma comunque gliela si attribuisce, ed è per questo che urgono interventi sociali.

«I resoconti dei media sulle molestie sessuali si concentrano ancora troppo spesso sul punto di vista degli aggressori uomini e sul potenziale danno alla loro vita che può provocare una denuncia per violenza», ha aggiunto la dottoressa Renata Bongiorno, dell’università di Exeter, che ha curato lo studio, pubblicato su Psychology of Women Quarterly. «Dunque tutti, inclusi gli uomini, dovrebbero essere consapevoli che la loro empatia nei confronti dell’aggressore può aumentare la probabilità di incolpare le donne. E questa situazione continua a rendere molto difficile, per le donne molestate sessualmente, farsi avanti a denunciare e riuscire ad ottenere un’udienza equa».

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