Ora dovrà passare alla Camera per il via libera finale. Ma quello di stamattina in Senato è già un bel traguardo, viste le premesse. Palazzo Madama infatti ha approvato la riforma del codice antimafia con 129 sì, 56 no e 30 astenuti. Il testo, varato dopo una lunga battaglia in aula e tra le polemiche, torna alla Camera in terza lettura. Ap ha lasciato libertà di voto: solo 7 i senatori che hanno votato sì, mentre 16 non hanno votato e uno ha votato no. Nel Pd 12 i senatori che non hanno votato. Nel M5s, che aveva annunciato l’astensione, 11 risultano assenti. Vistose assenze nel gruppo Misto, in Ala (7) e in Fi (9) hanno contribuito ad abbassare il quorum.
Ad esprimere soddisfazione il ministro della Giustizia Andrea Orlando, secondo «ci sono le condizioni per portarla fino in fondo». Ed eventuali posizioni diverse e proposte di modifiche saranno valutate «con serenità».
Se il testo verrà di nuovo modificato da Montecitorio, dovrà tornare in quarta lettura al Senato, allungando ancora i tempi e rendendo difficile il via libera definitivo entro fine legislatura.
Resta nel testo la norma più dibattuta, che prevede il sequestro preventivo dei beni di chi è accusato di corruzione e non soltanto per i mafiosi.