Secondo il Regional Innovation Scoreboard, pubblicato dalla Commissione Europea, che ha preso in esame 190 regioni europee, l’Italia della pubblica amministrazione si trova in fondo alla classifica per quanto riguarda la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Dopo di noi Grecia, Croazia, Bulgaria, Romania. Ai primi posti i Paesi del Nord Europa (Danimarca, Finlandia, Svezia), ma ci precedono pure Paesi competitors quali Germania, Regno Unito, Francia, Spagna. Tra i 22 quesiti posti ai cittadini per elaborare la classifica: qualità dei servizi pubblici ricevuti, l’imparzialità con la quale vengono assegnate le commesse, la corruzione.
Anche se nessuna delle regioni italiane si colloca tra le prime 30 regioni europee, si conferma per l’ennesima volta la disparità tra il Nord e il Sud. Ma ci sono anche sorprese. Se la Provincia di Trento si colloca al 36° posto (Bolzano 39°, Valle d’Aosta 72°, Friuli Venezia Giulia 98° e via di seguito) stupisce che la molto elogiata pubblica amministrazione della Lombardia (154° posto) sia preceduta da Veneto, Emilia-Romagna, Umbria, Toscana, Marche.
La causa e’ da individuarsi anche nella sottodotazione infrastrutturale e strutturale di servizio, in rapporto al peso insediativo demografico ed economico, che affligge la nostra regione.
Anche il Lazio (184°) precede di un solo posto la Sicilia; mentre ben quattro regioni – Puglia, Molise, Calabria, Campania – si collocano negli ultimi dieci posti.
Le cause dell’inefficienza della pubblica amministrazione sono diverse: l’asfissiante burocrazia figlia di circa 150.000 leggi (poche decine di migliaia in Francia e Germania); la resistenza all’innovazione e all’aggiornamento di gran parte del personale anziano e poco motivato; la corruzione e le raccomandazioni; l’infiltrazione della malavita organizzata all’interno dei meccanismi di assegnazione dei concorsi, o durante le procedure stesse del servizio.
L’inefficienza viene quotidianamente pagata non solo dai cittadini, ma anche dalle imprese con danni economici nell’ ordine di decine di miliardi ogni anno. Ritardi, informazioni inesatte, procedure inutilmente complicate o addirittura vessatorie si traducono in perdite di tempo e di denaro per pagare consulenti in grado di evadere tutta una serie di pratiche burocratiche ridondanti. Non è questa la strada migliore per aiutare la crescita.
Achille Colombo Clerici