Come da vent’anni a questa parte sono salito al campo nomadi di via Cupa Perillo per una visita alle famiglie rom, e non per altri scopi di strumentalizzazione di condizioni di illegalità o meglio di invivibilità a nome personale e non certo in rappresentanza e/o mandato di cittadini come è avvenuto nei giorni scorsi da parte del Presidente della 8° Municipalità di Scampia. E ho riscontrato con amarezza che erano stati posti i sigilli a una costruzione in corso di un’abitazione da parte di una famiglia Rom con figli anche piccoli. La denuncia di un abuso nella costruzione in muratura di un’abitazione, può essere considerato tale forse in punta di diritto e non di giustizia ed equità, anche perché si tratta di proprietà privata di terreni abbandonati da decenni. Che un povero Cristo si costruisca un’abitazione con quattro mattoni più che con quattro tavole di legno e la si propaganda come un “villino”, è senza mezzi termini un’autentica “carognata” da parte di qualche segreteria particolare del Presidente della 8° Municipalità che non è lecita per una veritiera comunicazione e non va raccolta. Si potrebbe invocare, per chi non lo sa o non vuol sapere, la tradizionale dottrina morale della chiesa che prevedeva in caso di bisogno estremo per sfamarsi di attingere prodotti da proprietà private, e in questo caso di darsi un’abitazione decente su un terreno abbandonato, se altri non provvedono.
Non si può, per decenza dopo trent’anni di esistenza di questo campo, presentarsi “fuori tempo massimo” come paladini della legalità senza nessuna considerazione delle condizioni degli abitanti per soddisfare mal di pancia di alcuni, quando l’illegalità grande come una casa per rappresentanti delle istituzioni è un’altra. La non osservanza delle normative europee a favore delle minoranze Rom nei vari Paesi riguardanti l’accesso all’abitazione, l’istruzione, la sanità e la formazione professionale, che sono state recepite nella Strategia nazionale di inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti – Attuazione Comunicazione Commissione Europea n. 173/2011 (UNAR 2012). Siamo cittadini europei quando ci conviene, e non quando si tratta di diritti riconosciuti per cittadini comunitari, rifugiati, immigrati, Rom e così via. Non si può ignorare sotto questo profilo che è prossima alla realizzazione da parte del Comune partenopeo la costruzione di strutture abitative per circa 400 Rom del campo secondo un finanziamento specifico della Commissione Europea. E’ a questa Strategia che bisogna riferirsi per una sensibilizzazione dei cittadini e non a strumentali agitazioni con denunce inumane di abusi. Si fa un cattivo servizio alla comunità locale che fa regredire la cultura della cittadinanza aperta ed universalistica. Questi cattivi maestri o rappresentanti istituzionali non vanno seguiti e poi bocciati.