di Samuele Ciambriello
“La Chiesa è casa aperta, accogliente nello stile sobrio dei suoi membri. È accessibile a quanti, provati dalla vita, hanno il cuore ferito e sofferente. Non arriva mai a considerare qualcuno come un peso, un problema, un costo, una precoccupazione o un rischio. Perchè se non sappiamo unire la compassione alla giustizia, finiamo per essere inutilmente severi e profondamente ingiusti“.
Così papa Francesco nel segno della riflessione e della gioia nell’incontro promosso dalla CEI alla vigilia del Sinodo sulla famiglia.
Oggi iniziano i lavori in Aula, con le relazioni del cardinale Peter Erdò e dell’arcivescovo di Chieti, il napoletano Bruno Forte. Poi la parola passerà ai 270 padri sinodali. Ogni oratore avrà la facoltà di parlare per tre minuti e di intervenire ampiamente nell’ambito dei tredici circoli minori in cui saranno divisi.
Tredici religiosi, due parroci, diciotto coppie di sposi e ventiquattro esperti o collaboratori del Segretariato speciale entrano di diritto nelle cifre dell’assemblea sinodale che vede protagonisti uomini, donne e padri sinodali dei cinque continenti.
I mattoni della Chiesa che verrà, hanno visto un vero e prorio preludio sia in piazza san Pietro sabato, sia nella messa celebrata ieri dal Papa. Prepudio di preghiere e di testimonianze. In novantamila per dire ai padri sinodali: noi ci siamo.
Il Sinodo dovrà rilanciare la bellezza della famiglia e mostrare che la Chiesa sa chinarsi sulla realtà di tutti i focolari domestici, nessuno escluso, accogliendone speranze e difficoltà, gioie e ferite, con sguardo di misericordia e parole di verità.
Bellezza e fragilità della vita familiare, al centro delle tre testimonianze che hanno segnato la serata di festa insieme al Papa.
Sono intervenuti anche alcuni laeder dei movimenti ecclesiali: Maria Croce, presidente dei Focolari, Julian Carron per Comunione e Liberazione, Kiko Arguello per i neocatecumenali, Salvatore Martinez,presidente nazionale del Rinnovamento dello Spirito e Matteo Truffelli, presidente di Azione Cattolica.
Papa Francesco nel suo intervento ha chiesto all’assemblea sinodale di mettersi alla scuola della famiglia.”Ripartiamo da Nazaret per un Sinodo che,più che parlare di famiglia,sappia mettersi alla sua scuola“. E così il papa capovolge la prospettiva.
E poi prendendo l’esempio di Charles de Foucauld, ha esortato a vivere l’intensità e la ricchezza dell’amore, “perchè è amando gli altri che si impara ad amare Dio; è curvandosi sul prossimo che ci si eleva a Dio.”
La dimensione dell’amore dal focolare domestico, sia luce nel buio del mondo e gioia per vincere le paure. Sembrioni queste le due direttrici fino al 25 ottobre, giornata di chiusura del Sinodo sulla famiglia.