Le operazioni militari condotte dalla Turchia nel nord della Siria, sono giunte al quarto giorno, in una nota il Ministero della Difesa Turco ha dichiarato che «415 terroristi sono stati neutralizzati». Secondo i report locali si annovera che per errore è stata colpita una base statunitense vicino a Kobane provocando delle vittime, da Washington la smentita quasi immediata secondo le autorità statunitensi non ci sono feriti e l’area non è stata evacuata. Di ora in ora lievita in modo vertiginoso la condanna internazionale dal mondo politico e diplomatico per l’offensiva di Ankara. Ciò nonostante, il presidente Recep Tayyip Erdoğan, ha assicurato che la guerra continua: «Qualunque cosa dicano, non faremo passi indietro». Da parte degli Stati Uniti, che «incoraggiano fortemente» la Turchia a porre fine alle azioni militari contro i curdi, Donald Trump, sembra che abbia già approvato severe sanzioni contro la Turchia, se non ferma la macchina bellica ormai in moto. Anche in Europa, cresce la spinta per l’imposizione di misure punitive al governo di Erdoğan se non cesserà le ostilità. La possibilità di imporre sanzioni è già sul tavolo e l’UE, sarà posto all’ordine del giorno al prossimo Consiglio europeo. In via preventiva Olanda e Paesi scandinavi hanno deciso di sospendere la vendita di armi all’esercito di Ankara. Dai responsi, la situazione sul terreno si fa sempre più allarmante. Tant’è che gli sfollati interni provocati dall’offensiva sono ormai decine di migliaia, 100.000 secondo una stima dell’Onu. Medici senza frontiere ha fatto sapere di aver dovuto interrompere le sue attività nell’ospedale di Tal Abyad, cuore dell’offensiva turca, che serve circa 200.000 persone, e ridurre altri soccorsi nella regione. Si contano molte vittime tra i civili. Dai razzi e colpi di mortaio esplosi dai combattenti curdi verso le località frontaliere, dove sono rimasti leggermente feriti anche due reporter turchi, si contano almeno dieci vittime tra le quali cinque risultano essere minori. Forte preoccupazione anche sul destino degli jihadisti detenuti nelle prigioni curde, ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin «C’è il rischio che i miliziani possano fuggire, cinque di loro sarebbero infatti già fuggiti a Qamishli». Da Atene il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella è intervenuto sulla crisi siriana, dove si trova per il quindicesimo vertice informale dei capi di Stato del cosiddetto Gruppo Arraiolos, ha lamentato il ruolo «marginale» della politica estera europea. Mattarella, ha affermato che gli avvenimenti in Siria da tempo comportano «conseguenze molto gravi, innanzitutto per i siriani ma anche per la Ue» ma «i protagonisti sono altri» affermando che di fatto «le conseguenze cadono sull’Europa».
A cura di Raffaele Fattopace