Oggi ha 19 anni ed è finalmente in Italia. Il giovane cittadino di Labe ha dovuto affrontare un anno di atroci torture, prima di raggiungere la sua meta, prima di sentirsi libero. Nel 2013 il protagonista di questa storia, partecipa a una manifestazione dell’etnia peul, una parte di popolazione non vista di buon occhio dal Governo guineano, in quell’occasione fu arrestato assieme ad altri manifestanti. E da lì, iniziò il suo martirio. Dopo i primi tre mesi di carcere, con altri prigionieri, a causa di un’insurrezione, fu trasferito in un istituto di massima sicurezza. Quell’istituto in poco tempo si trasformò in un vero e proprio inferno. Le torture che il nostro protagonista subì in quel periodo sono inimmaginabili, percussioni con mazze, tagli con lamette, bruciature di sigarette, violenze sessuali ripetute, cibo incommestibile, acqua da bere salata e tanto altro. Per comprendere quali fossero le condizioni inumane in cui fu costretto a vivere, basti sapere che in quel periodo tre sue compagni di cella morirono di stenti. Dopo un’ispezione nell’istituto, con altri carcerati il ragazzo riuscì a fuggire e a raggiungere la casa di sua madre, che lo aiutò a scappare. Il nostro protagonista, così, carico di speranze del nuovo viaggio che stava intraprendendo, parte alla volta del Mali, da cui raggiungerà la Libia. Anche lì, però, è presto imprigionato da falsi militari, in un carcere peggiore del precedente. Carcere da cui sarà liberato solo dopo il pagamento di un riscatto. Stabilitosi a Sabha in una casa con altri africani, inizia a svolgere lavori di ogni tipo per trovare i soldi necessari per il viaggio verso l’Europa. Dopo aver subito altri maltrattamenti, aggressioni e sofferenze, nel luglio 2014 riesce finalmente a partire per l’Europa, raggiungendo l’Italia.
Questa è la storia di un giovane rifugiato che ce l’ha fatta a scappare, che è riuscito a ottenere la libertà. Come lui, moltissimi ragazzi sono costretti a fuggire dai loro paesi, abbandonando le loro famiglie, le loro vite, le loro identità. Questi giovani iniziano, così, un nuovo percorso, lontani dai quei luoghi d’origine, luoghi di morte e di persecuzione. Questi giovani rifugiati vengono in Europa e in Italia alla ricerca di nuove opportunità. E proprio un’opportunità è quella che vuole dare la mostra fotografica “Sorrisi dal mondo” di Francesca Napoli, organizzata per riuscire a finanziare una borsa di studio per uno di questi ragazzi. Francesca è un giovane avvocato che lavora con i rifugiati politici, dalla sua passione per la fotografia e per i diritti umani è nata l’idea di quest’evento. La mostra, infatti, raccoglie le fotografie dei sorrisi che Francesca ha incontrato nei suoi viaggi. Sorrisi raccolti tra Sud Sudan, Giordania, Perù, Bolivia, India, Nepal, Vietnam, Cambogia e molti altri paesi. «Per me è importante – spiega Francesca- veicolare un messaggio di forza e di speranza, per questo ho scelto fotografie di sorrisi per questo progetto, per contrastare la tendenza mediatica di trasmettere solamente immagini di sofferenza e disperazione. I rifugiati non vedono l’ora di guardare avanti per ricostruire il proprio futuro, e spesso lo fanno con un sorriso». La mostra, patrocinata da “Il meglio di te”, associazione umanitaria che aiuta giovani in difficoltà a reinserirsi nella società, inaugurerà a Napoli il prossimo venerdì 27 novembre alle ore 19,30 al Tennis Club Petrarca (Via del Marzano 7). L’ingresso è gratuito, durante l’evento sarà possibile sostenere il progetto con l’acquisto delle foto o attraverso donazioni, per regalare un sorriso, per regalare una speranza.