Da tempo mi sforzo di capire cosa sia cambiato nella nostra società. Mi chiedo, fino a raggiungere l’angoscia talune volte, perché tutto sembra ormai compromesso, a volte perduto addirittura. Dai principi valoriali su cui sembra fosse costruito il tessuto sociale di ieri, un ieri non molto lontano ma certo parlo di una ventina e più di anni fa, ai costumi, alle finalità che si danno alla propria vita, al vivere quotidiano, al confronto, al dibattito, alla politica. Insomma a tutto ciò che sono stati i pilastri nel nostro vivere civile. Fatto di regole condivise e di speranza di prospettive di innovazione migliorative.
Ma sembra che parliamo di un secolo fa.
Oggi tutto si consuma in pochi minuti: dalle speranze ai sentimenti, dai programmi alle idee, dagli obiettivi ai suo percorsi. Tutto si dissolve in un amen, tutto svanisce in un attimo, tutto cambia al secondo. Sembra che si sia in una continua lotta contro il tempo e tutto si brucia subito dopo averlo pensato.
E’ un effetto della società globalizzata?
E’ una conseguenza del tumulto con cui specie le nuove generazioni vivono o credono di vivere ogni cosa?
Mi sono posto mille volte questo interrogativo, ho cercato di capire, ho indagato facendo appello al mio mestiere di giornalista, ho analizzato alla luce dei fatti concreti e delle mancate confessioni.
Fino ad autoconvincermi che era utile che scrivessi offrendo agli altri questi ragionamenti. Non certo da sociologo, né da studioso di scienze varie, ma da persona che, probabilmente, si illude di poter lanciare qualche messaggio ancora.
Partiamo da un assunto certo: in questo mondo tutto ciò che ha inizio ha una sua fine, nel bene e nel male, nulla è eterno.
Allora vogliamo fermarci un attimo e cercare di capire il senso vero della vita?
Tentiamo di dare un po’ d’ordine alle cose, stabilire delle priorità, cerchiamo di far lavorare anche la nostra fantasia, annaffiamo con qualche spruzzo di sogni il passare del tempo. Certo non chiudendo gli occhi sulla realtà che ci circonda che impone impegno e sacrifici ma non fermandoci all’oggi.
Soprattutto pensiamo al dopo del dopo. Si ogni tanto soffermiamoci sul trascendentale, guardiamo oltre l’umano.
Forse chissà riusciremo ad avere quelle risposte a cui aneliamo e che non hanno possibilità di essere soddisfatte con ragionamenti terreni.