Si è tenuta oggi nella palestra situata nella casa Circondariale “Pasquale Mandato” del carcere di Secondigliano, il convegno dello Stage di Diritto Penitenziario e Giurisdizione della Sorveglianza.
Ospiti importanti erano presenti, tra cui la direttrice del C.C di Secondigliano Giulia Russo, il Garante dei Diritti dei Detenuti Samuele Ciambriello, il docente di Costituzione e Cinema Claudio De Fiores, e la coordinatrice e referente del progetto “C’è tempo” Mena Minafra, che durante il suo intervento ha ringraziato sia il Garante che la platea di 150 studenti della facoltà di Giurisprudenza dell’università Luigi Vanvitelli, che stanno seguendo settimanalmente questo stage, il cui prossimo appuntamento è fissato per mercoledì a Santa Maria Capua Vetere
Oggetto principale dell’incontro è stata la proiezione di un film della regista Valentina Esposito, intitolato “Ombre della sera”.
Questa pellicola della durata di 80 minuti racconta della vita degli ex detenuti, interpretati dalla compagnia Fort Apache Cinema e Teatro, straordianriamente rientrata in carcere per testimoniare il loro percorso di reinserimento lavorativo nel mondo dello spettacolo a seguito della liberazione. Nel film parleranno delle loro speranze post carcere, mettendoci di fronte ai loro pensieri e alle loro riflessioni sugli errori passati, e sono: Alessandro Bernardini, Matteo Cateni, Romolo Napolitano e Giancarlo Porchiacca.
Prima della visione del film sono però intervenuti gli ospiti del convegno, che di fronte agli studenti ne hanno spiegato le motivazioni alla base.
A prendere la parola per prima è stata la direttrice Russo, che sottolinea come il cinema in questo caso possa essere un ponte, uno strumento utile per il reinserimento di un detenuto nella società, ringraziando apertamente Valentina Esposito, seduta in prima fila.
Pensiero condiviso ampiamente dal professore De Fiores, che ci da una breve lezione di Costituzione e Cinema, spiegando il ruolo di fondamentale importanza che può avere la cinematografia.
Successivamente interviene anche il Garante Ciambriello “Noi siamo infelici, non abbiamo il coraggio di guardare da diverse prospettive. Non andiamo oltre il nostro sguardo, il nostro naso. Siamo in un luogo che si dovrebbe chiamare carcere, ma se ne fai l’anagramma esce la parola “cercare”, in cui i carcerati vivono un momento di re-clusione, non inclusione, ed i ministri che dicono “bisogna gettare la chiave” andrebbero arrestati secondo Costituzione. Due sono le parole che per me caratterizzano il carcere: la prima parola, che riguarda la sicurezza, è il contenimento. La seconda è riferita alla tutela dei diritti di ogni persona, ed è accudimento, assistere una persona. In questo luogo è importante il valore che si da al tempo, e soprattutto dove lo si valorizza? Ci vuole un modello di carcere che valorizzi l’autonomia e la responsabilità dei detenuti, oltre alla socializzazione di questi, li deve aiutare a risarcire. Il detenuto deve ritrovarsi, grazie anche a queste iniziative, proiettate soprattutto verso il “fuori” . Noi siamo per il Dopo e il Fuori, rispetto a chi concentra la sua attenzione sull’Oggi e il Dentro.”
Al termine della proiezione, a prendere parola è stata la regista Valentina Esposito, ringraziando la giovane platea, e dicendo che sono giornate come quella di oggi che coronano i suoi sforzi, quelle che ci fanno riflettere. In seguito, prima di concludere, da il microfono ad un degli attori, Giancarlo, che ci spiega le emozioni che ha provato non appena libero, un misto tra la gioia nel riassaporare la libertà, e di dubbi sul suo futuro. Il tutto oggi è stato immortalato oggi dal noto fotografo Giovanni Izzo.
Di Paolo Solombrino